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Mista B e Gionathan: “La musica non è tutta uguale? Può cambiare forma, ma non sostanza. E’ Come Sabbia”

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AtomAnacronisticamente, vorrei partire dal vostro “genere”. Sono rimasta colpita da un’affermazione di Gionathan che ho avuto il piacere di leggere in un’intervista trovata sul web. Lei diceva che l’Rnb alla gente piace, ma ancora non lo sa. Lei parlava di mancanza di spazi e di “promozione”. Lei ha detto specificatamente : “Spesso gli addetti ai lavori danno per scontato che il genere non arrivi, non venda, e quindi non investono nei dischi e sugli artisti”. Posso chiederle più dettagliatamente chi intende per addetti ai lavori e che prove ha a dimostrazione della sua tesi?

Gionathan – Bella domanda. Cercherò di essere dettagliato. Se l’RnB avesse le stesse rotazioni radiofoniche e televisive di altri generi probabilmente “venderebbe”. Come molti artisti, forse tutti, ho preso fin qui parecchie porte in faccia da quelli che ho definito gli addetti ai lavori, ovvero dagli A/R delle varie strutture discografiche, e parlo di piccole etichette indipendenti e di major, quindi parlo esclusivamente per esperienza personale. In alcuni casi le risposte negative sono state motivate da un semplice “il tuo prodotto non mi piace”, arricchito magari da qualche utile suggerimento, altre volte invece ho ricevuto feedback molto positivi che però non hanno portato un seguito in quanto “il genere in Italia non ha mercato”. La mancanza di fondi per la promozione da parte delle etichette e la tendenza di salire sui treni già in corsa (ovvero di mettere sotto contratto artisti usciti dai talent o che si sono già creati da soli una fanbase sul web e/o tramite i live) è un dato di fatto causato dalla crisi della discografia e prescinde dal genere. Per quanto riguarda l’RnB il discorso si complica ulteriormente … nonostante il livello stia crescendo, così come il numero degli artisti, la mancanza fino qui di una vera “scena musicale” urban italiana ha fatto sì che in alcuni sia nato un minimo di pregiudizio nei confronti del genere. Sta a noi artisti scardinarlo a suon di musica.

MistaB – Pur essendo la domanda indirizzata a Gio mi permetto di aggiungere un ulteriore considerazione, visto che ascolto RnB dal 1995 (e gia cosi mi sono fregato con l’età (risata)) cmq c’è un altro aspetto molto importante che è sempre stato percepito  cosi dai media e gli artisti RnB italiani hanno sempre fatto fatica  a fargli cambiare idea e cioè che l’RnB italiano in molti casi è ricondotto al pop, il confine è sottile,  anche perché nel passato sono stati pochi gli artisti con un sound ed attitudine “veramente” RnB (tanto per capirci l’unica artista che io riconosco abbia fatto RnB in Italiano del passato è Irene Lamedica)  questo è dovuto al fatto che l’RnB, (a differenza del Rap che ha trovato stili e fatto breccia nel pubblico bianco)  prevede un modo di vedere e sentire la musica decisamente black e questa connotazione cosi forte ha sempre fatto un po’  da barriera alla sua diffusione in Italia. Negli ultimi anni che anche l’RnB internazionale si è avvicinato molto al pop allargando la platea anche al pubblico tipicamente bianco, ecco che si sono aperti spazi anche per artisti che per forza non debbono venire da Chicago o da NewOrleans o Memphis e che non debbono avere le corde vocali ed il soul di Marvin Gaye.

Atom – Nel vostro disco c’è LaMiss, un artista che da poco ha scelto di intraprendere una scelta diversa rispetto al genere di “partenza”. Mi sono chiesta perché nel mondo “black/urban” ci sia questa esigenza di “dichiarare” il “cambiamento”. Molti artisti del panorama nazionale passano dal Pop al Rock con tranquillità. Tornando poi sulla melodia classica e finendo anche con la dance. Non rilasciano comunicati o dichiarazioni. Semplicemente fanno musica. Mi chiedo quindi … è forse questo troppo senso di appartenenza e ghettizzazione a creare di rimando una sorta di gabbia in cui esprimersi? Detto in parole povere : se sei un rapper o un cantante Rnb inizi ad avere il tuo pubblico. Se cambi, in Italia diventi immediatamente il traditore del “genere”. Della cultura. Basta vedere la sciagura di molti artisti Hip Hop finiti nelle major. Voi cosa pensate di questo situazione? Che parere avete? Può essere anche il Pubblico il colpevole dello scarso interesse dei discografici?

Gionathan – Il pubblico tende inconsapevolmente ad etichettare l’artista, e questo non è sempre un male, anzi spesso è necessario. Il problema comincia quando quell’etichetta non ti rappresenta o diventa limitante, ad esempio essere definito “rapper” quando sei un cantante (sembra assurdo ma ai cantanti RnB succede). È solo a quel punto che nasce la necessità di dichiarare il taglio… taglio che magari non verrebbe mai se non si creassero condizioni del genere. L’artista si evolve, esplora, cambia, poi magari torna alle radici, è un processo naturale. La musica è musica. Punto. Sono d’accordo con lei quando dice che è la ghettizzazione e aggiungo il settarismo musicale a creare le gabbie. Dovremmo un po’ tutti cominciare a fregarcene delle etichette (dei generi) e fare semplicemente musica, così come ci viene o la sentiamo in quel momento, dicendo quello che abbiamo da dire, giocando con gli stili che conosciamo, esplorandone di nuovi e contaminando. L’identità di un musicista è l’insieme di diverse influenze e si arricchisce col tempo, non è davvero catalogabile. Se oggi sono molto “groove” non è detto che domani io non sia “swing” e dopodomani più “lirico”… Il resto per quanto mi riguarda sono solo scemenze… Visto che siamo in tema di provocazioni lancio anche la mia, estrema: qualsiasi genere tu faccia, ogni canzone sarà sempre composta da ritmo, melodia, armonia e testo; forse in fondo la musica non è tutta uguale? Può cambiare forma ma non sostanza. Questo è parte del concept che sta dietro il nostro album e dietro al suo titolo COME SABBIA.

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MistaB – Prendendo spunto dal  caso de LaMiss e ricollegandomi alle considerazioni che ha fatto  Gio, peraltro giustissime, mi permetto di introdurre un elemento più terra terra.Purtroppo a volte, dietro certe scelte,  c’è anche l’aspetto puramente economico e cioè, cercare di far musica oltre perché ti piace anche per poterci vivere, visto che ci investi tanto tempo, energia e denaro, è inutile essere ipocriti al riguardo. Questo ti spinge,  se vedi che non riesci a far breccia sul pubblico dei grandi numeri ed hai certe ambizioni, a modificarti, a trovare nuove strade. Tanto per citarti esempi, il buon vecchio Neffa, ha deciso ad un certo punto di cambiare genere in parte per una sua naturale evoluzione musicale e desiderio di sperimentare sonorità nuove, ma in parte perché con l’HipHop, negli anni 90, NON CI CAMPAVI … non so se sono stato abbastanza chiaro. La stessa Giorgia, la voce black più bella d’Italia, non fa mai niente che non sia di stampo pop e poi magari va a cantare i classici della Soul music americana a qualche soul and jazz festival , ma per le radio italiane “fa tutta un’altra musica”.

AtomSi. Ma perché l’esigenza di “dichiarare” il cambiamento? Perché non cambiare e basta senza fare comunicati stampa o comunicati web? Proprio perché la Musica è “come sabbia”. Chi la ama non dovrebbe essere interessato a sapere che genere é. Che importa? Se seguo l’artista X e mi piace, smetterei di ascoltarlo se improvvisamente cambiasse genere? L’esempio di Giorgia, fra l’altro, è proprio azzeccato. Non mi pare che nei suoi dischi, quando ha mutato la scelta stilistica, abbia fatto comunicazione. Non ne ha sentito l’esigenza.

 MistaB – Infatti tutto questo con l’aspetto puramente musicale centra poco, in realtà  e più l’aspetto di marketing strategico musicale, senza voler entrare troppo nel dettaglio nel settore lo chiamano .. riposizionamento di marchio o di immagine, un artista cerca di spostare la sua immagine, il suo percepito da una posizione musicale all’altra. Secondo me la domanda più interessante non è tanto perché lo dichiara ma piuttosto .. perchè ha deciso di farlo?! E in quel caso ci si ricollega alla risposta data in precedenza.

AtomProvocare è un po’ il mio mestiere. Nel vostro disco, Come Sabbia, si sentono tante contaminazioni. Che allontanano solo apparentemente al mero concetto Urban. Volevate renderlo più “pop-ular” per avere qualche chance in più?

Gionathan – Non abbiamo fatto particolari calcoli. Per quanto mi riguarda ho cercato innanzi tutto di essere “vero” nei testi e il più aderente possibile a livello di stile alle suggestioni sonore che Mista di volta in volta mi ha proposto attraverso le sue produzioni. Se poi il mio modo di cantare o di scrivere verrà percepito più o meno popular o soul questo non lo so e, collegandomi al discorso di prima, non mi interessa poi molto. Spero piuttosto che ciò che ho da dire arrivi alle persone tramite questo disco senza lasciarle indifferenti.

MistaB – La mia risposta alla domanda precedente in parte introduce a questa. Le opzioni sono 3:Sei un artista popolare e forte e ti puoi permettere di imporre un certo genere e certe sonorità prendendoti dei rischi più o meno calcolati. Sei un artista indipendente che  fa musica secondo le tue passioni  senza fare troppi calcoli su quello che ti può portare in termini di popolarità e visibilità. Sei un artista indipendente che ragiona con la testa prima al mercato musicale e a quello che può convenire fare e poi adatta i suoi talenti a questo.Indovini quale opzione abbiamo scelto noi…ma la quarta ovviamente (risate).Abbiamo fatto un disco seguendo le nostre pulsioni musicali ma con un orecchio sempre girato verso quello che offre il mercato per prenderne spunto all‘occorrenza, nel caso ci fosse stato qualcosa che ci interessava riproporre alla nostra maniera.

IMG_2778Atom – Gli arrangiamenti, i temi, gli ospiti. Come è nato questo disco? Come lo avete “organizzato” e “strutturato”? Chi è, in sintesi, il produttore esecutivo di questo progetto?

MistaB – Cercherò di essere breve perché la storia dietro questo disco è decisamente lunga ed anche un po’ travagliata visto che il primo brano lo abbiamo scritto quasi due anni fa. L’idea è partita da me che dopo aver collaborato Con Gionathan in un paio di brani del mio album precedente, Il TrasforMista, ho deciso che per me era arrivato il momento di fare un album RnB (che è la passione musicale della mia vita) e possibilmente di farlo con un artista di riferimento con cui condividere il progetto ed al quale affiancare qualche guest. Visto che con Gionathan c’è stato subito feeling lavorativo, e visto che lui unisce tutta una serie di qualità e doti che sono difficili da trovare se peschi a livello indie, in quanto oltre l’aspetto vocale cura anche tutti gli aspetti armonici, ha ottime conoscenze di sound design e quindi si mixa da solo tutte le voci, ha un homestudio professionale dove si registra le voci in totale autonomia. E’ chiaro che questo lo rendeva il candidato perfetto per il progetto che avevo in testa e cosi gli ho proposto di fare un album assieme. Per il discorso Guest sono sostanzialmente tutti artisti con i quali avevo collaborato ai miei 2 album precedenti e con i quali c’è stima reciproca, più un paio di new entry che ho contatto personalmente sempre tramite amici comuni. Quasi tutto il lavoro è stato fatto a distanza, io da Bologna e Gio da Torino, ci siamo sentiti telefonicamente quasi ogni giorno per 2 anni, poi a volte sono andato su a Torino per girare i video ed abbiamo fatto delle studio session dove i pochi giorni ogni volta facevamo il lavoro di settimane.

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Atom – Per i suoni nello specifico, che tipo di ricerca è stata fatta da parte sua Mista B?

MistaB – Dal punto di vista degli arrangiamenti ho cercato di spaziare allargando al massimo lo spettro musicale riconducibile alla black ed urban music. Nel disco si trovano produzioni dallo stampo decisamente hiphop, arrangiamenti piu rnb up tempo, arrangiamenti  funk con chitarre suonate dal ns chitarrista di riferimento, Enrico Salvadori, ci sono produzioni con arrangiamenti soul Jazzy, penso in particolare a 2cinque1, c’è persino una produzione di stampo cross over con decisa impronta rock come MAI per il quale abbiamo fatto anche il video, c’è una produzione dal sapore disco funk style Daft Punk dal titolo NEL VORTICE, ci sono sonorità club metà anni 2000, c’è persino un pizzico di elettronica. Tutto fatto cercando di non strafare o di proporre qualcosa senza avere la consapevolezza di dove potersi spingere per essere credibile. Una cosa che credo caratterizzi le mie produzioni rispetto ad altri produttori della scena urban italiana è che non uso campionatori o sample, non perché rinnego quel modo di produrre anche perché l’hiphop è nato in questa maniera, ma semplicemente perché ho scelto la strada forse un po’ più lunga e difficile ma che mi da più gusto e consapevolezza, è cioè studiare musica ed imparare a suonare uno strumento musicale (nel mio caso la tastiera) ed applicare queste mie conoscenze  alla musica urban e non al pop o al rock

Atom – LATLANTIDE. Scelta interessante. La stessa etichetta di MaxiB (che è tornato dopo l’esperienza nella label di Fibra) e di Daniele Vit, che si definisce KING dell’RnB. Come mai questa etichetta discografica? Ma in generale .. come mai associati a una label e non come indipendenti? Che tipo di supporto cercavate!?

Mista B – La scelta dell’etichetta fa parte integrante di quel processo di travaglio di cui parlavo prima. Ci abbiamo messo 6 mesi per trovare un etichetta che noi reputavamo seria e che al contempo fosse interessata al nostro progetto. In parte nella sua domanda è compresa la risposta, LATLANTIDE è un etichetta seria, che ha lavorato con artisti che stimiamo e che essendo anche colleghi con i quali ho collaborato personalmente  come Maxi e Vit, loro stessi mi hanno confermato la buona reputazione della label. Un’etichetta  con il vero spirito della label indipendente e cioè investire un po’ di soldi in artisti che loro apprezzano, anche se non famosi, e con i guadagni, pochi o tanti che siano, reinvestirli su altri artisti da lanciare. Piccolo aneddoto che fa capire la serietà della label, il giorno della firma del contratto, io e Gio siamo stati 40 minuti di fila a firmare tutta la documentazione tra contratto discografico, contratto edizioni musicali, depositi brani Siae etc.., non mi era mai capitato con le etichette precedenti un approccio cosi professionale e puntuale.Cosa ci aspettiamo da loro, che promuovano il nostro prodotto non solo con una visione bianco o nero, o sei hiphop o non sei niente, ma che sappiano trovare gli spazi radiofonici e televisivi dove collocare un prodotto come il ns che potenzialmente (almeno questo noi pensiamo) possa avere anche un appeal nazionale.

AtomMistaB, lei faceva parte di Bm Records. Come mai non vi siete associati a questa etichetta? Due dei suoi membri sono anche fra gli ospiti : Lefty e Noà.

Mista B – Il problema collegato con la BM è che questa etichetta si doveva fondere con un’altra etichetta indipendente di Torino per formare una struttura unica più grande e competitiva,  e noi eravamo d’accordo con loro per essere uno dei primi dischi da loro prodotti e poi è successo che la fusione non è andata in porto ed io e Gionathan siamo rimasti appesi a meta come dei fessi, per dirla molto chiaramente. A questo punto, convinti della bontà del nostro lavoro ci siamo rimboccati le maniche ed abbiamo bussato ad un pò di porte sino a che abbiamo trovato i padroni di casa giusti che ci hanno fatto entrare in casa loro, ci hanno fatto accomodare sul divano, ci hanno offerto un piatto caldo  che al momento sembra buono, vediamo a fine cena come andrà  (risata).Con Lefty e Noà c’è ottima sintonia, in particolare con Lefty con il quale abbiamo fatto almeno 2 o 3 canzoni assieme, una in particolare diventata discretamente popolare, mi riferisco a QUELLO CHE VOGLIO dove è presente anche Tormento, per questo motivo pur non avendo firmato con BM con loro sono rimasto in ottimi rapporti.

Atom – A posteriori …. C’è qualche cosa che cambiereste nel disco?

Gionathan – Il produttore …
MistaB – Il produttore (risata)

OKAtom – Uno dei pezzi, quello che state lanciando oggi (L’UNICO), viene proposto in una doppia lingua. Come mai proprio lo spagnolo e non l’inglese? Voi poi conoscete la scena RnB/Urban spagnola o sud americana? E’ un genere che va?

Gionathan –  Beh, la risposta è semplice: amo fare le cose per bene (cito un famoso spot). Tutto ciò che comincio cerco di portarlo a termine al massimo di quelle che sono le mie possibilità del momento ma quel massimo deve essere anche di un livello a mio parere sufficientemente competitivo; nel caso non lo fosse, ci lavoro sopra fino al giorno in cui non sarò io per primo soddisfatto di quel lavoro. Così è per l’inglese, una lingua che parlo e che canto da sempre (la maggior parte delle cover che ho “messo in voce” fino ad oggi sono in inglese), che ho cantato negli stessi Stati Uniti, ma questo non fà di me un madrelingua; per me ad oggi pubblicare una slow jam RnB inedita come L’UNICO, nella lingua madre del genere e pensare di essere totalmente credibile è un po’ come cercare di farsi notare (positivamente) in una gara di palleggi a 3 con  Messi e Cristiano Ronaldo.  Molto probabilmente un domani lo farò, ma ad oggi non sento questa necessità.Discorso diverso per il mondo latino. Ho fortemente cercato e voluto realizzare la versione spagnola del pezzo. Ho poi sottoposto l’idea a Mista e abbiamo deciso di non escluderci questa possibilità di far ascoltare le nostre canzoni anche oltre i nostri confini. Alcune esperienze da cantante all’estero mi hanno insegnato che fuori dai nostri confini, ed in particolare tra gli spagnoli e i sudamericani, la nostra “italianità” è molto bene vista; c’è una considerazione per la nostra musica e vocalità forse addirittura maggiore di quella che noi stessi abbiamo. Chiunque sia stato in Spagna saprà che la presenza dei nostri artisti sulle radio locale è pari a quella che hanno i gruppi britannici qui da noi… capita di entrare in un negozio e ascoltare dalla diffusione Nek (magari che canta in italiano), Ferro, Zucchero, la Pausini, oppure di trovare brani della nostra tradizione cantautoriale tra le basi di un karaoke di provincia. Non si tratta di una questione prettamente di genere RnB “che và”, anche se sicuramente più diffuso in SudAmerica che qui da noi. Aggiungi a questo la grandezza e la ricettività di quel mercato e il fatto che la lingua ci agevoli nell’adattamento dei testi e nel canto, che mi sono detto “perchè non provarci?”.

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Atom – Per quanto riguarda lei, Gionathan, come si esercita nel canto? Come lo ha scoperto? Quali sono le sue abitudini, i suoi studi quotidiani?

Gionathan – Il mio incontro con la musica e con il canto è avvenuto abbastanza naturalmente. Mio padre è un chitarrista classico e moderno, scrive e canta … per questione di spazio, il suo studio in casa per molto tempo è stato in condivisione con la mia cameretta … Lo ascoltavo studiare lo strumento, arrangiare i propri pezzi, lo seguivo alle prove e ai live. Nessuno quindi si è stupito che già dalle recite dell’asilo fossi io a cantare le canzoni. Molti invece si sono stupiti dai risultati non troppo positivi, soprattutto visti i presupposti. Non c’ho messo molto a capire, che per cantare bene un buon istinto musicale non è assolutamente sufficiente. Ho cominciato a prendere lezioni allora, a fasi alterne, dai tempi delle prime cover band delle superiori in avanti. Ho cominciato a fare sul serio e a darci dentro con la tecnica quando mi sono iscritto all’Accademia CMS di Torino, alla quale devo molto; da li non mi sono più fermato. Oggi dedico meno tempo agli esercizi vocali e più alla scrittura, al repertorio live e all’esplorazione di nuove sonorità. Ascolto i generi più disparati, lontani dal mio e li provo, per imparare nuovi stili e arricchire il bagaglio. Per esempio ultimamente sono sul jazz e la polofonia gospel … Va a periodi. Ma un cantante è anche un atleta, non solo un artista, fare pratica e tenere allenato l’organo/strumento è fondamentale. Di tanto in tanto é necessario tornare all’esercizio puro, soprattutto nei momenti in cui i live o le registrazioni sono meno intensi.

Atom – Concluderei semplicemente chiedendovi dove potremmo trovare COME SABBIA. In quali negozi? In quali store web? E magari …. In versione live? Avremo il piacere di vedervi in giro per l’Italia?

Gionathan –  Il disco è in vendita su iTunes e su tutti i principali portali della rete (Amazon, PlayStore, Nokia…) al prezzo speciale di 4.99 euro, che non è male per un album di 13 tracce no?… e in versione fisica in tutti i negozi di dischi e nelle grandi catene (MediaWorld, Euronics, Feltrinelli, Mondadori), distruito da Edel, quindi nel caso in cui non si trovasse già sugli scaffali è ordinabile in qualsiasi punto vendita. Oppure è acquistabile direttamente ai nostri concerti!  Suonare dal vivo è indubbiamente una delle parti migliori del fare musica e non vediamo l’ora di portare fuori il nostro sound. Ci troverete sicuramente in giro per lo stivale e magari non solo, perchè no? Sarà un live potente e insolito, che mischierà computer music e strumenti live, abbiamo una bella formazione e siamo molto carichi per lo show che stiamo mettendo in piedi. In questo periodo stiamo valutando qualche buona agenzia di booking che prenda in mano il progetto, nel frattempo stiamo gestendo in prima persona l’organizzazione… per ora abbiamo in programma di suonare quest’inverno a Torino, Bologna, Roma, Treviso e Milano, ma non ci fermeremo certo qui. Tutte le info sui concerti e gli showcase le troverete sulle nostre pagine social e sui siti www.comesabbia.it e www.gionathan.com. Abbiamo anche una mail di riferimento per chi volesse nella propria città una data del Come Sabbia Tour, ovvero [email protected].

Link Ituneshttps://itunes.apple.com/it/album/come-sabbia/id935418660

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