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Intervista a Meis: “Essere etichettato non mi piace”

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Meis. Un nome artistico molto musicale e anche molto ad impatto. Sembra più pop che HipHop. Da dove nasce?

Il nome Meis deriva dal mio cognome, in realtà ha una storia nascosta dietro che mai dirò, però possiamo dire che da ragazzino giocavo a basket e i miei compagni mi hanno sempre chiamato così! Loro dicevano “The Mase” il Meis! Io l’ho solo italianizzato! Anche perché di Mase esiste già un famoso rapper americano. Mi è sempre piaciuto come nome! Mi si addice.

E tu? Come sei arrivato in contatto con la Musica? Dove e come ti è nata questa passione?

Io ho sempre amato la musica, fin da bambino. Facevo il karaoke in casa cantando le canzoni dei cartoni animati. Poi ho iniziato a scoprire un mondo fatto di musica, di generi musicali diversi. Ho sempre amato la musica a 360 gradi. Poi col tempo la cultura hip hop mi è entrata dentro e ho iniziato a scrivere i primi pezzi. Dovunque ero scrivevo parole. Volevo esprimere quello che non riuscivo a dire di persona, quello che avevo dentro. Volevo trasmettere qualcosa alle persone.

Come l’hai scoperta la cultura HipHop? Centra qualcosa anche il Basket?

L’ho scoperto tramite gli amici e la tv. Ai miei tempi giravano le prime cose degli Articolo 31. La canzone che però mi ha colpito di più è stata “Change” di TuPac e “The real slim shady” di Eminem. Da lì in poi ho iniziato ad appassionarmi al mondo hip hop e sono andato a studiarmi la cultura e a scoprire una buona parte della musica che la riguarda. Sicuramente il basket un pò ha influito, soprattutto perchè in America l’hip hop già andava forte e girando i campetti di basket la musica che c’era era quella. Anche quella che portavo nel mio stereo mentre giocavamo.

 A me sembra di capire che hai avuto parecchie critiche nel tempo. Si dice che non hai Flow e che i tappeti sonori che scegli non siano HipHop. Ma è davvero così essenziale essere per forza bollati in qualcosa?

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A mio parere no. Anzi,essere etichettato non mi piace molto. Amando la musica a 360 come dicevo, non posso di sicuro etichettarmi. Sicuramente mi piace l’hip hop e uso la tecnica rap per esprimermi. Ma adoro anche le melodie, che comunque formano la musica. Quindi posso definirmi mezzo rapper mezzo cantante. Probabilmente sono hip hop, ma anche pop. Ho un filino di rock e anche molta musica elettronica. Forse non sono etichettabile, se così si può dire. Anche se l’hip hop è la forma che mi appartiene di più.

Al fatto che non hai flow … hai risposto in questi giorni con il tuo nuovo disco : POCO FLOW.  Giusto per fare chiarezza a chi legge e che magari non ha dimestichezza … cos’è il Flow? Cosa si intende?

Il  flow in pratica è la sequenza di rime, almeno nel rapping. Comunque la fluidità delle parole. Se tu hai flow spacchi, perché riesci a esprimerti incastrando parole e creando un armonia vocale pesissima, come si usa in gergo. Rendi anche la canzone più gradevole all’ascolto. A mio parere.

Dimmi un po’ di te … chi sei nella vita di tutti i giorni? Cosa fai? E soprattutto … quanto incidono le vicende personali nella musica?

Io sono un ragazzo normale. Un po pazzo se vuoi, ma normale. Mi piace stare con gli amici e ascoltare musica. Cantare.. E ripeto cantare! Senza la musica non vivrei, lei è la sola che non ti abbandona mai, lei è sempre con te. Per fortuna ho un lavoro con cui riesco a mantenermi. Lavoro per una nota casa di moda che ora non nomino. Nella musica comunque racchiudo sicuramente le vicende che vivo, ho fatto pochi pezzi di fantasia nella mia vita. Qualcosa che ho scritto durante gli anni è stato inventato. Ma la maggior parte dei miei testi deriva da me, dalle mie esperienze e da quello che ho vissuto negli anni.

Vorrei tornare un attimo al disco. Come e quando è nato? Ci racconti un po’ della sua struttura, dei temi, dei pezzi, della parte produttiva, dei suoni scelti? Insomma … ci racconti della fase creativa e delle scelte che hai fatto?

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Il disco è nato in un giorno di studio. Io e i miei amici della New Sound RECORDZ stavamo guardando i commenti dei video fatti in passato. Qualcuno fra i commenti scriveva che dovevo andare a lavorare, che ho poco flow, che non faccio rap. Allora abbiamo deciso di fare la canzone Poco Flow che ha dato il titolo all’album e così è nato il tutto. Mi sono rivolto al mio produttore MASSYVE e abbiamo iniziato a lavorare al progetto. Ho voluto portare tante parti di me nel disco, tanti piccoli vissuti nel cammino fino a qui. Cercando di usare più flow possibile e di mettere le mie impressioni e le mie sensazioni in musica. Ho cercato di colorare ogni canzone  facendo risaltare sfaccettature diverse della musica che comunque raccontano di me. Una serata in discoteca o una notte di passione, alla scena hip hop sempre chiusa e uguale, all’addio di una persona cara che ti lascia un vuoto e una rabbia dentro.

C’è un pezzo a cui sei particolarmente legato o a cui tieni particolarmente?

Ti  dirò, non so se ho un pezzo preferito, tutti sono importanti! Uno dei miei preferiti sicuramente è “one shot one kill”, ma anche “poco flow” e “vuoto” mi piacciono molto. Non saprei fare una scelta. Però “one shot one kill” è quello che ho sentito di più, probabilmente ancora ci convivo con quello che dico!

Di “one shot one kill” hai fatto anche un video. Ce ne parli in maniera più esplicita? Il tema, legato a quello che poi si vede nel clip?

Ho fatto “ONE SHOT ONE KILL” perché odio l’ipocrisia e le polemiche inutili. Spesso tra i rapper o pseudo tali, leggo critiche e commenti su questioni di principio che poi con i fatti non rispettano neanche, creando ancora più confusione nella scena. Esempio leggo su artisti famosi o anche su emergenti commenti con accuse che si sarebbero venduti perché le loro produzioni sono diventate più commerciali rispetto alle precedenti. Magari perché hanno allargato il loro orizzonte … quando invece chi critica è solo capace di dare giudizi inutili che non assomigliano minimamente a critiche che possano almeno essere costruttive. Se noi spendessimo la metà del tempo che occupiamo per offenderci ad aiutarci, forse costruiremmo sinergie positive e le cose andrebbero meglio.

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Concluderei l’intervista con una domanda aperta. Vorrei che uscisse il tuo pensiero e che tu parlassi in libertà. Discografia italiana, mercato, etichette. Qual’è il tuo punto di vista? Cosa ti fa arrabbiare di oggi nella musica? E cosa invece ti esalta? Meis … spazio tuo : SFOGATI !

La discografia italiana mi piace anche se siamo un pò “vecchi” e un pò indietro rispetto al resto del mondo. Forse non vogliamo aprire i nostri orizzonti perché ci sta bene quello che c’è. Però poi sento sempre gente che si lamenta su ogni cosa. Quindi forse sarebbe bene dare spazio a persone che hanno creatività e cercano di costruire qualcosa di buono e di innovativo per la musica. E’ giusto ascoltare e rispettare quello che è successo in passato, però dovremmo anche guardare al futuro e capire che il mondo è cambiato e che il mercato ha bisogno di cose nuove.

 

LINK ITUNEShttps://itunes.apple.com/it/album/poco-flow/id917682431?

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