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Porcupine Tree live al Rome Summer Fest 2023 – Recensione

Dopo il concerto tenutosi al Mediolanum Forum di Assago, i Porcupine Tree tornano in Italia. Il 24 giugno 2023 si sono esibiti a Roma. Ecco il racconto e le foto della serata.

Porcupine Tree

Indice

Porcupine Tree live al Rome Summerfest 2023

Avete presente quel venticello stuzzicarello che c’ha Roma? Bene, sabato scorso si è tramutato improvvisamente in una vera e propria bomba d’acqua, ma il dio della pioggia deve aver ascoltato le preghiere dei fan dei Porcupine Tree accorsi nella Capitale perché, alle otto di quella sera, puntuali, i cancelli si sono aperti e da lì in poi gli unici boati sono stati i cori e le ovazioni per Steven Wilson & Co.

Il concerto si apre con “Blackest Eye”. Bastano poche note perché l’ambiente si surriscaldi tanto da fare evaporare gli ultimi residui di pioggia. Il pubblico freme ma resta rispettosamente incollato ai seggiolini. Steven avverte questa energia trattenuta e dice una cosa tipo “Suonare davanti a un pubblico seduto è come essere l’unico che balla ad un party“, la gente non se lo fa ripetere due volte e si fionda sotto il palco.

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Steven Wilson è il padrone di casa indiscusso: comunica con il pubblico, fa battute e lo fa ridere, poi lo bacchetta. Interagisce con gli altri membri della band. Come la mano di Mario Brega (tanto per restare a Roma) il suo modo di suonare “po’ esse fero e po’ esse piuma”, sa alternare i riff più aggressivi alle melodie più dolci e malinconiche.

Gavin Harrison, grazie alla sua tecnica impeccabile, riesce spesso a rubargli la scena nonostante la sua posizione “fissa” dietro le pelli. Sono tantissimi gli occhi puntati su di lui e i commenti entusiasti sul suo stile: non serve essere batteristi per apprezzarne la straordinarietà e non mancano, in vari momenti della serata, i cori in suo favore.

Richard Barbieri crea la fusione tra suoni con le sue tastiere. Maestro dell’atmosfera, osserva tutti sornione e sostiene l’impalcatura dei brani. A un pubblico intimidito dalla voce di corridoio che Steven non apprezzi l’idea, è proprio lui che suggerisce di accendere le torce dei cellulari su “Collapse the light in to heart”, contribuendo a creare un’atmosfera unica, ogni volta emozionante nonostante si ripeta quasi ad ogni concerto.

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Randy Mcstine è un turnista di alto livello, non è lì per caso: si occupa di  chitarre ritmiche e soliste, e dei cori; il suo è un lavoro egregio anche se manca il suo collega, ottimo turnista anche lui, il bassista Nate Navarro, rientrato negli Usa per gravi problemi familiari e sostituito dalle basi registrate. Steven Wilson non manca di omaggiarlo indicando più volte la sua postazione. Solo durante “Halo” il volume del basso sembra meno potente del solito, come a sottolineare la sua mancanza, il che per assurdo lo rende più presente: sono sicuro che buona parte del pubblico lo abbia immaginato nota per nota nella propria testa.

Unico rimpianto: la scaletta era più breve di quella del concerto di Milano, di qualche mese fa, e di altre città europee, più recentemente. Pur avendo rosicato per questo taglio, il concerto è stato impeccabile, godibilissimo anche grazie all’acustica della cavea dell’Auditorium Parco della Musica: raramente nei concerti rock i suoni sono così distinguibili e definiti.

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Foto di Carmine Prestipino

Porcupine Tree in concerto a Roma – La scaletta

Setlist

  1. Blackest Eyes
  2. Harridan
  3. Of the New Day
  4. Mellotron Scratch
  5. Open Car
  6. Dignity
  7. The Sound of Muzak
  8. Last Chance to Evacuate Planet Earth Before It Is Recycled
  9. Chimera’s Wreck
  10. Herd Culling
  11.  Anesthetize
  12. I Drive the Hearse
  13. Sleep Together

Encore:

  1. Collapse the Light Into Earth
  2. Halo
  3. Trains

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