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Non un albero, ma una stanza piena di palle regali: Ballroom Kings

tastierista ballroomIl termine inglese Ballroom sta a significare, nel nostro idioma, sala da ballo. Ma noi, che siamo dei giocolieri delle parole, memori del Natale appena passato, immaginiamo che questa non sia una sala da ballo, ma una sala delle palle. Lungi dalle più meschine volgarità, è bene chiarire che le palle a cui facciamo riferimento sono i decori del celeberrimo albero di Natale, gli originari frutti sferici di questo albero magico, meraviglioso proprio perché rigoglioso durante la stagione del freddo e del secco.

ballroom capoSabato 27 dicembre, uno dei più freddi di questi sgoccioli del 2014, nove gustosi frutti sono sbocciati, quasi per magia, dal legno del Retronouveau. Essi non sono unicamente buoni e genuini, non sono dei banali frutti: loro sono i re dei frutti. Come fare a dirlo? Beh, non credo ci si possa aspettare di meno  da una formazione che porta il nome di Ballroom Kings.

wanda gonnaCosì come vuole il loro appellativo, nel primo significato che abbiamo scorso, essi si dimostrano subito reggenti della sala da ballo. Il palco di Via Crocerossa, d’improvviso, attraversa gli anni per giungere agli albori del Rock ‘n’ Roll, quando camicie ben stirate, giacche con spalline, gonne ampie strette in vita e scarpe bianche erano il saio del musicista. In questo caso, l’abito fa il monaco: a pochi minuti dall’inzio, già i tanti giunti al 33 di Maregrosso si lanciano in vorticose giravolte e in moti snodabili delle ginocchia. Tra cimeli della tradizione e perle di creazione propria, contenute nell’album “Angela” (2011, BK Records), sciolgono le membra del pubblico, i gomiti dei Mr e i capelli delle Miss, e ipnotizzano le mani di tutti, frementi a ritmo. Per quasi centoventi minuti le pareti del Retronouveau assorbono l’allegria che la musica fatta per i piedi sa concedere.

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ballroom legoUna delizia non solo per le orecchie, ma anche per gli occhi: periodicamente, quando il groove sale, i Ballroom Kings costruiscono architetture sul palco fatte di uomini e strumenti, in un gioco splendido di forme, da quelle piene e generose della donna, alla multiformità delle mani maschili. Tutti i corpi materiali vibrano dell’intangibile, dell’impalpabile per eccellenza: la musica. Ad un certo punto, non si capisce più chi sia il musicista, chi l’ascoltatore, chi il ballerino: siamo tutti insieme, e vibriamo tutti alla stessa frequenza, godendo con tutti i sensi della piacevolezza che solo certe note sanno dare. Un’armonia di tre accordi, che ha in sè il sapore della settima maggiore, si snoda per tutta la sera, variando tonalità e modi: ma l’ingrediente principale, è sempre lo stesso. Il blues, il vecchio blues, non mente. E miglior regalo sulla Terra non esiste che essere felici con un poco che sa di tanto.

ylenia ballroom

Foto di Gianmarco Vetrano

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