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Sanremo 2017, le pagelle della terza serata

La serata delle cover ti catapulta nel film The Purge. Una notte in cui tutti gli artisti in gara possono macchiarsi di ogni crimine senza essere puniti.

Carlo Conti: 5
Ormai sembra una comparsa. La De Filippi lo sta eclissando in tutto e per tutto. E lui non fa nulla per evitarlo. Carlo, reagisci.

Maria De Filippi: 6,5
Di ‘sto passo, sabato le intitolano l’Ariston e via. Non sbaglia più nulla.

Mika: 8
Ormai te lo trovi ovunque in tv. Però è innegabilmente bravo. Sa fare tutto. È lo spettacolo nello spettacolo.

Luca e Paolo: 7,5
Ironici, pungenti e – come sempre – a loro agio su un palco difficile. Dite a Brignano e agli altri due fenomeni di prendere appunti.

Orquesta de Instrumentos Reciclados de Cateura: 6
La caratteristica del gruppo è che tutti gli strumenti che adoperano sono realizzati con materiali di riciclo recuperati dai rifiuti. Bravi, ci mancherebbe. Però, dico, anche noi col riciclo abbiamo fatto Gigi D’Alessio. Ma mica adesso ce la tiriamo.

Maldestro – Canzone Per Federica: 6
Il migliore dei quattro giovani di ieri sera. Il pezzo è da 5, ma lui è bravo e mi sta simpatico. Sufficienza e ciao. Citando la nota filosofa Caterina Balivo: caso chiuso.

Tommaso Pini – Cose Che Danno Ansia: 5
Abbastanza anonimo, anche se non vorrebbe esserlo. Combatti Tommaso, che magari un giorno ti ricorderemo. Ma non è questo il giorno.

Valeria Farinacci – Insieme: 5
Idem come sopra. Forse leggermente meglio. Ma forse. Quindi no. Ciao.

Lele – Oramai: 5,5
Poteva fare meglio, ma anche peggio. Apprezziamo lo sforzo.

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Chiara – Diamante: 3
La presentano come “omaggio” a Zucchero. E sembra una roba sincera. Poi Chiara inizia a cantare e ti vien da pensare: “Se avesse preso Zucchero, l’avesse messo in un angolo iniziando a sputargli in faccia, cosa sarebbe stato allora? Un favore?”.

Ermal Meta – Amara Terra Mia: 7
In questo Festival c’è una costante: Ermal Meta non sbaglia niente. Fategli tirare il rigore decisivo al 90esimo minuto scoccato e lo mette nel sette senza la minima esitazione. E infatti vince la serata.

Lodovica Comello – Le Mille Bolle Blu: 4
Violenza gratuita su Mina e no, non se ne sentiva il bisogno.

Al Bano – Pregherò: 6
Al Bano si mantiene sulle sue corde ed esegue tutto con calma e per bene. Non va oltre, ma lo rende comunque un brano “suo”. Non puntava né a vincere né a fare una figura di merda, ha semplicemente scelto il limbo. Apprezziamo.

Fiorella Mannoia – Sempre E Per Sempre: 6,5
La Mannoia va sul sicuro, un brano così non lo avrebbe sbagliato mai nella vita. Nemmeno se lo avesse cantato con le labbra incollate col Bostik. Non spicca, a differenza del suo pezzo in gara, ma rimane comunque una sicurezza.

Alessio Bernabei – Un Giorno Credi 0-
Zero meno solo perché più in basso non si può andare. Aspetto che Bennato lo quereli. O lo pesti a sangue.

Paola Turci – Un’Emozione Da Poco: 9,5
M-O-N-U-M-E-N-T-A-L-E. Paola Turci vive, regna, illumina e glorifica.

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Gigi D’Alessio – L’Immensità: 4,5
Presentazione: “Un pezzo così, D’Alessio poteva permettersi di farlo solo a Sanremo”. Svolgimento: un pezzo così, D’Alessio, poteva permettersi – al massimo – di farlo solo nel cesso di casa sua, sotto la doccia.

Francesco Gabbani – Susanna: 6,5
La quota simpatia di questo Festival è innegabilmente di Gabbani. È bravo, sceglie un pezzo su misura e scorre via liscio. Se l’è giocata (molto) bene.

Marco Masini – Signore Tenente 8
Nel panorama musicale italiano c’è solo un uomo che può permettersi di fare questo brano di Giorgio Faletti in maniera dignitosa (infatti, prima d’ora, non l’ha mai coverizzato nessuno – o forse D’Alessio sotto la doccia, ma questa è un’altra storia). Quell’uomo è Marco Masini. Ci mette l’anima, il cuore e la “quota Masini” quanto basta. Applausi veri.

Michele Zarrillo – Se Tu Non Torni: 4
Boh.

Elodie – Quando finisce un amore: 3,5
Elodie cantava e io pensavo “quando finisce ‘sta roba?”. Non c’è altro da dire, altrimenti passiamo agli insulti e non sta bene.

Samuel – Ho Difeso Il Mio Amore: 6
Samuel difende la sua sufficienza. Hai sempre l’impressione che possa dare di più ma non voglia rischiare.

Sergio Sylvestre – La Pelle Nera: 5
Esperimento riuscito maluccio. Passiamo oltre.

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Fabrizio Moro – La Leva Calcistica Della Classe ’78: 6
Fabrizio Moro ha l’innegabile capacità di rendere ogni pezzo che canta un pezzo da Fabrizio Moro. Nel senso che suona uguale alle sue canzoni. Il problema è che stai facendo De Gregori, non Vasco Rossi. Nonostante ciò, non dispiace moltissimo e la sufficienza c’è tutta.

Michele Bravi – La Stagione Dell’Amore: 2
Battiato è Battiato, ciccio. Non puoi cantarmelo con la voce di Noemi. Non puoi urlare “puZZa il cuore”, perché a Battiato poi pulsano le vene in testa e viene lì a prenderti a pedate. La prossima volta prova a coverizzare, al massimo, la cover di Gabry Ponte. Il voto sarebbe 1, ma per il coraggio di devastare tutto con atarassica strafottenza arriviamo a 2. Non osare farlo mai più.

Dei sei a rischio eliminazione, tornano a casa i duetti. Che erano oggettivamente i peggiori per distacco. Bene così. Spiace per Nesli, l’impressione è che da solo avrebbe fatto meglio. Ma anche D’Alessio avrebbe fatto probabilmente meglio qualora avesse deciso di coverizzare – che ne so – la Tatangelo. Con i se e con i ma non si va da nessuna parte, voi direte. E mi sa che avreste anche ragione. Su Raige e Giulia Luzi non mi esprimo perché raramente ho sentito di peggio. Andate, andate: al limite ci facciamo sentire noi.

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