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Andrea Amarù racconta il nuovo singolo “Baila”

Il cantautore torinese di origini siciliane Andrea Amarù, proviene da una lunga gavetta, e tutte le sue esperienze gli hanno permesso di capire come la purezza in musica ripaghi. Il nuovo singolo Baila (è un sogno)Gadai Music/TuneCore– realizzato insieme al rapper Zakyz evoca una musica di festa che viene da lontano. C’è il profumo inebriante della campagna – un segnale che non permette immobilismo -. Sono tutte tentazioni, attrattive del pifferaio magico che guidano Andrea Amarù verso l’inevitabilità della danza.  Perché nel sogno del ballo ci ritroviamo tutti, in ogni generazione e in ogni epoca. In quella strana danza che è la vita, tutto il tempo che abbiamo speso ballando ci ha fatto riscoprire la sintonia con il movimento circolare della quotidianità del sole che sorge e tramonta, degli astri che si rincorrono e del vivere stesso con il suo andamento circolare. E ballare diventa sinonimo di sognare. 

La copertina del singolo “Baila”

Baila (è un sogno): com’è nato questo brano?

Baila è nato principalmente dalla voglia di esprimere ciò che sono sempre stato e rispecchia soprattutto quello che è il mio retaggio artistico e personale. Volevo un brano che potesse in qualche modo distogliere l’attenzione da tutto ciò che abbiamo vissuto in quest’ ultimo periodo.Credo ci sia una forte voglia di tornare a vivere, ballare e sognare e Baila è un brano che inneggia a tutto questo.

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L’incontro con Zakyz, come è avvenuto?

Ci siamo conosciuti in uno studio di Torino, grazie a delle amicizie in comune, io stavo cercando la  collaborazione di un rapper che potesse portare un valore aggiunto al brano, che potesse dare un apporto che andasse oltre la freschezza che vuole trasmettere il brano. Luca, che è il nome di battesimo di Zakyz, è uno studente dell’Accademia delle Belle Arti di Torino, pertanto ho creduto fin da subito che potesse essere il connubio perfetto che stavo crecando. E credo di non essermi sbagliato.

Il verso di Baila che ti racconta meglio.

Direi che sono “Camminiamo nella confusione”  unito a  “Sono fuggito dal peccato come Caravaggio, o forse l’ho portato dietro come Michelangelo” !?!?

Quando hai capito che la tua passione poteva diventare un mestiere?

Probabilmente quando ho iniziato a percepire i primi consensi del pubblico durante le mie prime esibizioni in strada, che si sono poi concretizzati dopo le prime esperienze televisive e discografiche. Anche se a dire il vero non credo esista un momento vero e proprio. Fare musica è un po’  come scoprirsi continuamente, è un mondo pieno di sorprese, gioie e delusioni, giorno dopo giorno, non si finisce mai di imparare e di acquisire esperienze e conoscenze. Un attimo prima vuoi abbandonare tutto e l’attimo dopo magari vieni colto da un entusiasmo che ti fa tornare in pista più forte di prima.

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Se non fossi un artista musicale, cosa saresti?

Probabilmente avrei comunque cercato di fare un mestiere che mi permettesse di avere un contatto diretto col pubblico. Sono fondamentalmente uno spirito libero. Ho svolto parecchi lavori nella mia vita, dalla fine della scuola fino al compimento dei 20 anni, poi ho lasciato tutto per dedicarmi solo alla musica. Mi piace molto cucinare, e devo dire che me la cavo molto bene, trovo che anche quella sia una forma d’arte che richiede un certo talento.

Le tue influenze artistiche?

Ho sempre ascoltato prevalentemente la musica leggera (Pop), soprattutto quella degli anni ’60, italina e non. Essendo anche amante  del costume e della cultura di quell’epoca d’oro, a mio avviso irripetibile, nonché cuore pulsante della discografia italiana, artisti come Gianni Morandi, Rita Pavone, Patty Pravo, Claudio Baglioni, Francesco De Gregori, Antonello Venditti, Lucio Dalla, Riccardo Cocciante, Renato Zero e Paolo Conte, fanno parte del mio bagaglio culturale musicale. Adoro la musica napoletana, un genere musicale che mi appartiene molto e che ha sempre fatto parte del mio repertorio, ma la musica caraibica ha avuto ed ha tuttora un ruolo molto importante nella mia vita artistica. 

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