Dodici tracce. Dodici uomini di età diverse che raccontano le loro diverse storie, costretti a trascorrere insieme la loro ora d’aria. Questa l’idea alla base dei Tano E L’Ora D’Aria nel loro omonimo album.
L’idea è perfettamente riuscita. Perché, il quartetto, in dodici pezzi riesce a dimostrare in toto l’incredibile facilità nel destreggiarsi tra diversi generi senza mai stancare, ma – al contrario – riuscendo a dar una forma omogenea al lavoro finale.
Come detto, nei dodici brani della tracklist ci imbattiamo in altrettante storie diverse, raccontate in diverso modo, sia nei testi che nella musica. Uno dei pezzi più “destabilizzanti” in questo senso è indubbiamente “Dacci Oggi”. Un gospel in stampo USA che fonde ironicamente le preoccupazioni religiose a quelle intestinali: “Dacci oggi il nostro pane quotidiano, ma se puoi daccelo di farina di mais o di grano saraceno, altrimenti noi non lo digeriamo. Dacci l’ostia gluten-free”.
Un tuffo nel rock’n’roll anni ’50 ci viene invece offerto da “Il Fascino Della Divisa”, dove vengono affrontanti i “vantaggi” di una divisa addosso con accelerazioni ritmiche in grado di spettinare persino il buon vecchio Elvis. Non mancano poi i pezzi più lenti, come “Gazza Ladra”, e le contaminazioni blues de “I diavoli blu” e “Naftalina”.
In definitiva, siamo di fronte a uno dei progetti più interessanti usciti durante l’anno. Considerando che si tratta di un’opera prima, non ci resta che attendere cosa ci riserveranno i quattro in futuro. Nel frattempo, godiamoci questa sorta di “manifesto”, dove appare chiaro che sarà davvero complicato definirli e inquadrarli all’interno di un genere o di uno stampo, in quanto – in un solo album – ci hanno dimostrato di poter cambiare repentinamente volto (da un brano all’altro o addirittura nello spazio dello stesso), assurgendo con disinvoltura al ruolo di trasformisti musicali.