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Sanremo 2022 – Le pagelle della quarta serata

Sanremo 2022 – La serata della cover al Festival è sempre lacrime, dolore e sangue. Lo sappiamo bene. Eccoci con i voti.

Sanremo 2022

Noemi – (YOU MAKE ME FEEL LIKE) A NATURAL WOMAN: 7. Un pezzo che è riuscita a cucirsi addosso. A tratti impeccabile.

Giovanni Truppi feat. Vinicio Capossela e Mauro Pagani – NELLA MIA ORA DI LIBERTÀ: 9. Omaggiare De André così è roba che possono permettersi in pochi. Pochissimi. Forse nessuno. Esclusi Giovanni, il Maestro Vinicio e Mauro. Capolavoro assoluto.

Yuman feat. Rita Marcotulli – MY WAY: 4. Sei a un matrimonio, hai mangiato talmente tanto che stai scoppiando. Arriva Yuman e ti canta My Way di Sinatra per riscaldare l’atmosfera, e lo fa tre ottave sotto perché gli piace così. Che gli dici? Nulla, non hai nemmeno la forza. Vuoi solo vomitare, probabilmente. Ecco.

Le Vibrazioni feat Sophie And The Giants e Beppe Vessicchio – LIVE AND LET DIE: 5. Un pezzo iconico. La scelta di Sophie And The Giants era anche azzeccata. Però fatico a ricordare cosa abbiano fatto. O forse alcune cose vorrei rimuoverle. Non totalmente insufficienti, ma la sufficienza è lontana.

Sangiovanni feat Fiorella Mannoia – A MUSO DURO: 2. Fare una cover brutta è una cosa, distruggere ogni piccola cosa all’interno di essa è esercizio di pochi. Sembrava una puntata di Karaoke di Fiorello mista a un episodio di Boris.

Emma Marrone feat. Francesca Michielin: 3. Che cagata colossale. La Spears negli ultimi anni ha avuto molti problemi di suo, non meritava anche ‘ste due a cagarle il cazzo.

Gianni Morandi feat Jovanotti e Mousse T – MEDLEY MORANDI/JOVANOTTI: 7,5. Hanno vinto. Hanno vinto tutto stasera. In quest’edizione, Morandi è sembrato un bimbo felice al parco con gli amici. Ieri sera uno dei suo tanti amici era lì con lui su quel palco. A cazzeggiare e divertirsi insieme a lui con i successi che hanno reso entrambi grandi nel tempo. Perché la musica, oltre che arte, è spesso anche cazzeggio e divertimento.

Elisa feat. Elena D’Amaro – WHAT A FEELING: 7,5. Elisa meno convincente del solito, anche perché il pezzo non è esattamente la sua cifra. Nonostante tutto, la voce è sempre quella. La combo con la D’Amaro ha reso il tutto affascinante.

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Achille Lauro feat. Loredana Bertè – SEI BELLISSIMA: 6. La solita storia del poteva essere meglio, ma poteva essere anche peggio. La Bertè, comunque, regna sovrana anche in queste situazioni.

Matteo Romano feat. Malika Ayane – YOUR SONG: 4. Malika col peso di dover risollevare la situazione. Siamo con te. Presto passerà. Dai, dai, dai.

Irama feat. Gianluca Grigani – LA MIA STORIA TRA LE DITA: 5,5. Grignani non stava ‘mbriaco al punto giusto e quindi neanche ‘sta gioia. Un assolo di rutti di Gianluca avrebbe rialzato il livello dell’interpretazione. Ma amen, è andata così. Niente che una boccia di rum, scolata monosorso a garganella non possa risolvere.

Rettore feat. Ditonellapiaga – NESSUNO MI PUÒ GIUDICARE: 8. Bravura, presenza scenica, interpretazione, divertimento (loro e nostro). Menzione d’onore per la solita Ditonellapiaga: tenere il palco in questo modo, con al fianco un gigante totale come la Rettore, è davvero tantissima – ma tantissima – roba. Daje.

Iva Zanicchi – CANZONE: 7. Che voce, ragazzi. Nonostante le polemiche – insensate – della giornata. Lei e Drusilla Foer sono amiche da anni e anche un rincoglionito cronico si sarebbe accorto dell’ironia affettuosa di entrambe nello scambio di battute incriminato. E chi scrive in questo istante non è il più grande fan del lato umano della Zanicchi. Per dire. Comunque sia, è salita sul palco e ha zittito tutti – a 82 anni – con un’esecuzione davvero ottima di un brano per nulla semplice. Chissà voi, ragazzi miei, a 82 anni dove sarete e se avrete anche solo la forza di scrivere minchiate e fare polemiche sul nulla più assoluto.

Ana Mena feat. Rocco Hunt – MEDLEY: 2. Questi erano guest star al matrimonio in cui c’era Yuman che cantava My Way. Fortunatamente stavamo tutti già vomitando da un pezzo.

La Rappresentate Di Lista feat. Margherita Vicario, Ginevra e Cosmo – BE MY BABY: 9,5. Prendi un brano datato 1963 e rendilo attuale, ma senza snaturare la sue essenza. Ecco, se ci riesci stai nell’Olimpo. Margherita, poi, è un gioiello raro che in quell’Olimpo dovrebbe già starci da un pezzo, con metà degli artisti in gara quest’anno ad allacciarle le scarpe e soffiarla col ventaglio. Per dire.

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Ranieri feat. Nek – ANNA VERRÀ: 5. Ranieri canta con la mano in tasca perché cerca le note, le ha messe lì da qualche parte. Probabilmente negli altri pantaloni. La scena se la prende Nek.

Michele Bravi – IO VORREI… NON VORREI… MA SE VUOI: 5. Fare Battisti è sempre complesso. Perché non è facile. Perché tante volte è parso chiaro a tutti che solo Battisti riusciva a fare Battisti e forse neanche lui. Michele ci prova e non va malissimo. Diciamocelo: Battisti su ‘sto palco è stato devastato in ogni modo da chiunque. Non è questo il caso. Tutt’altro. Però, Michelino, è Battisti. Nel senso. Non puoi essere scolastico (sforzandoti non troppo bene di esserlo). Battisti non lo era. Battisti veniva accusato di essere afono e stonato, perché il suo stile è stato compreso davvero da tutti solo dopo morto. Ad oggi continua ad essere unico, e quei brani probabilmente non varrebbero quanto valgono adesso se fossero stati eseguiti con tutti i sacramenti della scuola del canto. E ci sarà un perché. E il perché sta proprio nel non essere un cantante, ma essere oltre. L’imprecisione come cifra artistica, qualcosa che non può essere per tutti.

Mahmood feat Blanco – IL CIELO IN UNA STANZA: 6. Parte Blanco e dici “meh”. Cioè, è un “meh” positivo. Un “meh” che quasi ti fa ben sperare. Perché non parte male. Poi si perde un pelino. Quindi entra Mahmood che per un attimo sputtana tutto. Non si capisce perché e probabilmente lo sa anche lui. Peccato. Il tutto resta comunque sufficiente, perché le “sbavature importanti” sono state poche. E i due insieme funzionano davvero bene.

Rkomi feat. Calibro 35 – MEDLEY VASCO ROSSI: 3,5. A Vasco gli si è rispappolato il fegato dopo aver sentito ‘sto medley. Che poi il medley volendo è una scelta furba. Dici “una magari la canto bene”. Il dramma è quando non ne canti bene nessuna. Fegato fegato fegato spappolato. Anche il mio, Mirko. Porca di quella troia porca.

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Aka 7even feat. Arisa – CAMBIARE: 4. Arisa è Arisa. E non si discute. Sarebbe da 10+. Ma solo lei. Akakazzocolsetteacazzodicane è una sciagura rara. Tutto ciò che tocca diventa incontrovertibilmente merda ricoperta di merda mista ad altra merda.

Highsnob feat. Hu feat. Mr. Rain – MI SONO INNAMORATO DI TE: 4,5. Più passa il tempo, più non capisco che cazzo ha fatto Tenco a tutta ‘ste gente che lo massacra puntualmente ogni anno nella serata dedicata alle cover. Dispiace, perché Highsnob e Hu nel loro pezzo sono molto bravi, ma stavolta non convincono minimamente.

Dargen D’Amico – BAMBOLA: 6. Cover e arrangiamento azzeccatissimi. Interpretata nel suo stile. Jocopo è spesso un passo avanti a tutti, ma stavolta non sembra. Non eccelle e non ti lascia nulla per cui esclamare, che ne so, almeno un “Minchia!”. L’impressione è che abbia voluto muoversi nella sua comfort zone, senza rischiare nulla.

Giusy Ferreri feat. Andy dei Bluvertigo – IO VIVRÒ  SENZA TE: 1. A un certo punto non capisci più se sono fitte intercostali o lei che canta. Poco più su vi parlavo di gente che devasta Battisti. Ecco. L’esempio. Olio su tela e urletti vari. Dio santo. Adesso voi direte “Sempre più su hai anche detto che Battisti non andrebbe interpretato scolasticamente!”. Sì, vero. Confermo. Ma da non interpretarlo scolasticamente a – per dirla in gergo tecnico e un pizzico filosofico – scafazzarla ce ne passa, porca puttana! Fermatela, prima che sia troppo tardi.

Fabrizio Moro – UOMINI SOLI: 4. L’unica cover di Uomini Soli che apprezzo è quella di Paolo Bitta. Sai quanti caffè sottomarca ti devi bere ancora (semicit) prima di arrivare a quei livelli?

Tananai feat. Rosa Chemical – A FAR L’AMORE COMINCIA TU: 0. Bravi tutti. Sul serio. Sono sincero. Non mi sarei mai aspettato che un giorno un pezzo della Carrà potesse farmi così tanto schifo.

Amadeus: 3. Serate lunghe condite da robe inutili qui e lì. Per larga parte dimentico che sullo sfondo ci sia una gara.

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