Ci sono cose a cui non si sfugge. Tipo Sanremo. Ogni anno. E allora via con le pagelle della prima serata.
Carlo Conti: 6,5
Carlo Conti fa il suo, non va oltre, ma lo fa bene. Tenta di mettere a proprio agio la De Filippi, insegna (o almeno ci prova) a leggere a Raoul Bova e ha il sangue freddo di non prendere a manate il simpaticone di turno che fa la solita battuta sulla sua carnagione. Bene così.
Maria De Filippi: 5,5
Ci ha messo un po’ ad ambientarsi, e alla fine non sembra averlo fatto del tutto. Ha iniziato un pelo titubante, ha balbettato qualcosa su Trump e poi ha provato a essere la solita “macchina da guerra” televisiva che tutti ormai – per fortuna o purtroppo – conosciamo. L’esperimento di mixare C’è Posta Per Te con Sanremo è abbastanza riuscito (nel senso che ha fatto abbastanza pena come ci si aspettava). Certo, per alcuni cantanti vorremmo non si aprisse mai la busta e tornassero a casa prima di mettere piede sul palco, ma non si può avere tutto. E i “tocca a me, tocca a te” hanno distrutto le balle già dopo due minuti.
Raoul Bova: 5
Far rimpiangere Gabriel Garko è compito assai arduo, ma nelle battute iniziali il buon Raoul ci ha provato. Poi è venuto fuori meglio. Ha tentato di rompere il ghiaccio e ha iniziato a capire come si legge, anche se ancora non sa farlo alla perfezione (pare). Insomma, i margini di miglioramento sono ampi. Aiutatelo, però.
Tiziano Ferro: 6
A Ferro si può dire tutto, tranne che non sappia cantare. La voce c’è e sa usarla. L’omaggio a Tenco non ha impressionato, però, e i due suoi pezzi sono dimostrazione di chi ha talento ma andrebbe usato meglio. Certo, in passato l’omaggio a Tenco è stato affidato a Mengoni, capite? Quindi sia lode a Ferro ora e sempre.
Giusy Ferreri – Fa talmente male: 5
Il pezzo è radiofonico, ma nulla più. L’esibizione non è stata di quelle da ricordare. In gara c’è di meglio (ma anche di peggio, va detto).
Fabrizio Moro – Portami via: 6
La differenza principale tra cantante e artista vero è che il secondo lo riconosci. Ha uno stile ben definito. Ti bastano le prime note e sai subito che è lui. Moro ancora non è artista. Se provi a chiudere gli occhi mentre lo ascolti, immagini Vasco Rossi (il primo Vasco Rossi). Il pezzo è comunque valido, ma che Moro sappia scrivere e cantare non lo scopriamo certo adesso.
Elodie – Tutta Colpa Mia: 5,5
Per la canzone sarebbe un 4 scarso (l’ha scritta insieme alla Marrone, del resto), ma sale sul palco con la voglia di spaccare il mondo e tira fuori una buona prestazione. Sai cantare, Elodie, però dopo 176 “amore amore amore” in fila che palle figlia mia.
Lodovica Comello – Il Cielo Non Mi basta: 5
La Comello è un personaggio convincente. Fin quando non canta. Poi vengono i limiti. È pur sempre “Violetta” e da lì non si scappa. Fatti bastare il cielo e non se ne parla più, dai.
Fiorella Mannoia – Che Sia Benedetta: 7,5
“Che Sia Benedetta” è un po’ quello che esclami appena le senti cantare dopo la Ferreri e la Comello. Fiorella Mannoia è una sicurezza. Non sbaglia, non eccede. Sia lode.
Alessio Bernabei – Nel Bel Mezzo Di Un Applauso: 1-
La gravità di esibirsi dopo la Mannoia non è nulla se confrontata alla gravità di presentarsi a una manifestazione canora con quella voce lì e quel pezzo lì. Le corde vocali le lascia in camerino, come se non bastasse. Non è stata un’esibizione, ma un attentato all’umanità. Pietà, Bernabei. Pietà.
Siamo nel bel mezzo di una cagata. #Bernabei #sanremo2017
— Adriano Costantino (@A_Costantino) 7 febbraio 2017
Al Bano – Di Rose E Di Spine: 6 (più o meno)
Intendiamoci, Al Bano non lo ascolterei mai. È proprio un mio limite. Il pezzo portato quest’anno già non lo ricordo più. Però Al Bano ha entusiasmo. Ha 73 anni e qualche recente problema di salute, eppure sta lì a divertirsi. Dice di non conoscere molti dei colleghi in gara, ma che è un limite suo, mica di Bernabei. Ride e scherza con tutti. Può anche non cantare.
Samuel – Vedrai: 6
Vien da chiedersi perché lasciare i Subsonica se poi continui a cantare i Subsonica. Ma ok. Samuel, comunque, non sbaglia e la sufficienza la porta a casa con agio.
Ron – L’Ottava Meraviglia: 4
Ron, spiegami, perché? Sembra una roba scritta da Jovanotti sotto LSD (senza LSD sarebbe stato un pezzo da 2).
Clementino – Ragazzi Fuori: 5,5
E niente, Clementino a Sanremo porta solo pezzi scoglionati. Il brano risulta pesante e l’interpretazione non lo migliora. Chi lo conosce, sa che Clementino è molto più di questo.
Ermal Meta – Vietato Morire: 7
Ermal Meta è Edward mani di forbice. Detto questo, è un ottimo autore. L’argomento del pezzo è “pesante”, ma lui è riuscito ad affrontarlo nel giusto modo. Il premio della critica possiamo già assegnarlo.
Rocco Tanica: 7,5
Tanica è una costante. Fenomeno vero.
Paola Cortellesi e Antonio Albanese: 8 e 6,5
Ok, se non si fosse capito, erano lì per promuovere il loro film in uscita la cinema (cit). Ma la Cortellesi vince tutto. Epica. Albanese entusiasma di più al Dopofestival.
Ricky Martin: 2
I bei (?) tempi sono passati da un pezzo. Gli anni ’90 non torneranno. Gli “UEEEPPAAAA” hanno frantumato timpani e zebedei da mò. Sul palco sembra un mix tra l’ospite d’onore della sagra del toro allo spiedo e un dj di un villaggio turistico a Lloret de Mar. Goditi la pensione, Ricky. Che della tua mordidita il mondo non ne sentiva affatto il bisogno, credimi.
Ubaldo Pantani: 0
Bob Dylan non ti sfancula perché non sa manco che esisti.
Caterina Balivo: 0-
Si può far polemica fuori luogo in tanti modi. La Balivo sceglie il più deprecabile. Un tweet su Diletta Leotta: “Non puoi parlare della violazione della privacy con quel vestito e con la mano che cerca di allargare lo spacco della gonna”. Non vuol dire nulla. O peggio, è come dire “se l’è cercata” parlando di uno stupro. Occorrerebbe, poi, spiegarle la differenza che esiste tra scegliere di mostrare il proprio corpo e ritrovarselo in bella mostra in rete perché altri hanno deciso di rubarti delle foto private e diffonderle. Ma sarebbe tempo perso, suppongo.