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«Ci siete o no?!» Alborosie scatena Messina

È proprio una di quelle serate estive. Quelle col sale in bocca, l’aria umida sulla pelle, fresca birra tra le mani, e gli occhi dipinti di blu, di mare e di cielo. Ad ampliare la bellezza dell’atmosfera si aggiunge il ritmo skattoso, la sonorità a tratti fluente, la polifonia strumentale: il tutto, calorosamente abbracciato dalla pronfonda voce di Alborosie.

Il saggio vicino catanese, ormai naturalizzato jamaicano, si diverte trasformando il palco in una camera con vista sul mare d’acqua adornato di mille e mille luci, e sul mare di gente, festante e scosso da sincroniche onde di bacini fluttuanti allo scandire sorridente del groove. Il palco, già frizzantemente calcato dai Trinakriu’, si colora di verde intenso, mentre lo strabiliante Shengen Clan allestisce il banchetto, ricchissimo di portate succulente e sane, che lo Chef Alborosie ha saggiamente preparato con cura.

Si inizia con un piatto prelibato: Who run the dance . Il pubblico, già trascinato dalla potente rilassatezza delle frequenze reggae, si lascia trasportare da Camilla, Play fool e Soundkilla. Ma niente riesce a far sorridere, e respirare intensamente, seguendo la soffice aria di collettività che si gusta, come Rock the dancehall, Rolling like a rock, Rasta Anthem, Ragamuffin e I wanna go home.

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Ringrazia, il ridente Alborosie, ricoperto dal manto di capelli, che coglie con le braccia, rendendoli ali dei suoi sogni. Vola, vola in alto, insieme ai tanti siciliani, e non, che hanno goduto, sabato 20 Luglio, della freschezza della musica, dell’armonia, della gioia, della bellezza del saper vivere insieme. Il grande Rastaman saluta con un ultimo sguardo, carico, ai due mari, cantando appassionatamente Kingston Town.

Scende dal palco, stancamente felice, per mettersi di nuovo in viaggio, per suonare, suonare e, ancora, condividere la scoppiettante realtà che adorna il suo cuore con altre persone, altri posti, altri mondi, uniti, come sempre, dall’amore. Per la musica, la natura, le persone. Affida il palco ai Boo Daci’s, che sostengono la gioia dello scatenarsi in allegre danze fino alla fine del groove, fino al punto in cui non si distinguono i sogni dalle realtà. È stato forse un sogno, quello appena visto e assaporato? No, non lo è stato; Euphonya Management può bene dirlo.

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Foto di Antonio Triolo

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