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Australian Open 2013: per l’Italia è Armageddon già alla prima giornata

Nel corso degli anni, i quotidiani sportivi italiani hanno sprecato le lodi per il movimento tennistico azzurro, sia femminile (e lì, meritatamente), sia maschile (abbondantemente sopravvalutato). La realtà è purtroppo una: dai tempi di Panatta, Barazzutti e Bertolucci non piazziamo un solo tennista maschile nelle prime venti posizioni della classifica ATP.

Stando invece a quanto si è detto in questi anni, adesso la realtà dovrebbe essere ben diversa e noi dovremmo essere qui a vantarci belli tronfi di almeno tre italiani nelle prime cinque posizioni: Andreas Seppi, Fabio Fognini e Simone Bolelli. Outsider: Flavio Cipolla. Di lui, si parla bene solo quando vince contro un top ten. Accade raramente, ma accade: chiedere a Andy Roddick per eventuali ulteriori delucidazioni in merito.

Vedendo giocare i nostri, ogni qualvolta si presenta un torneo importante, non si fatica però a comprendere i motivi per i quali l’Italtennis – checché se ne dica – è a tutti gli effetti in caduta libera. Non c’è un solo tennista azzurro che abbia la personalità (e forse neanche il talento) per imporsi in uno Slam. Non tanto per vincerlo, ma almeno per non finire martirizzato con un triplo 6-0 al cospetto di un qualsivoglia top 30. A volte si finisce per essere ridicolizzati anche da uno che in classifica non vede nemmeno la centesima posizione (e qui Starace ne sa qualcosa).

A tal proposito, stanotte sono partiti ufficialmente gli Australian Open 2013. Parlandone, non sarebbe possibile evitare di registrare il meraviglioso exploit degli italiani. Alla prima giornata, il tabellone – tra uomini e donne – segnava sei italiani in gara. In meno di qualche ora è stato Armageddon. Tutti fuori.

Paolo Lorenzi rispedito a casa in quattro set da Kevin Anderson. Karin Knapp è durata tre set contro Maria Koelher. Magro bottino per Camila Giorgi contro Stephanie Gacon (5 game conquistati in due set). Simone Bolelli – da 150 anni considerato il nuovo Federer da mezza stampa italiana (come dare a Ricky Alvarez l’etichetta di nuovo Messi) – ha lasciato il campo a Jerzy Janowicz in soli tre set. Flavio Cipolla le ha prese sonoramente da Tobias Kamke (tre set anche per lui).

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In fine, menzione a parte merita il solito capolavoro sportivo di Fabio Fognini. Colui che, se in giornata, riuscirebbe a perdere persino contro Spongebob. Il prescelto, oggi, è stato Roberto Bautista Agut. Il nostro Fabio ha lottato con le unghie e con i denti per riuscire a perdere la partita. E dire che, in questo senso, si era già messa bene all’avvio: il primo set, infatti, è stato conquistato da Bautista Agut con il sudatissimo punteggio di 6-0. Nel secondo set, Fognini, forse in un momento di debolezza, ha erroneamente portato a casa il set (6-2 per il lui). Fortuna che non si è perso d’animo ed è riuscito a perdere il terzo per 6-4, rimettendo le cose in chiaro. Nel quarto set è ricaduto in errore, conquistandolo con il punteggio di 6-2. Al quinto s’è svegliato e ha lasciato set, match, racchetta e mutande a Bautista Agut: un bel 6-1 finale e tutti a casa. Con gioia.

Per comprende appieno le potenzialità dell’Italtennis, analizziamo insieme qualcuno dei personaggi del nostro tennis.

Andreas Seppi. Lui è visto come il salvatore della patria. Quello che ha più talento e che può competere a grandi livelli. In classifica è quasi sempre il più in alto di tutti: naviga tra la 22esima e la 40esima posizione. La maggior parte delle volte, nei match importanti – quelli che contano davvero, non le finali del torneo di Bergamo di cui ormai fa la collezione –, dimostra la personalità di un frigorifero vuoto. A rete, ci va solo per sbagliare lo smash (il più delle volte, comodo). Nel 2012 è riuscito a superare ogni aspettativa, persino negli Slam. Ha raggiunto addirittura la posizione numero 22 della classifica ATP (suo attuale best ranking). L’impressione è che sia stato l’exploit di una stagione, ma ha tutto il 2013 per smentirmi e glielo auguro.

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Simone Bolelli. Lui, come detto, è visto come il nuovo Roger Feder. Ma è visto così da almeno dieci anni. Una volta, Federer si è allenato con lui e in conferenza stampa ha detto: “È fortissimo”. Nessuno ha pensato lo dicesse per educazione, e nessuno ha pensato bene di andare a controllare quante volte Federer abbia detto “è fortissimo” di un collega: la lista sarebbe troppo lunga. L’anno scorso, l’ha anche detto di Seppi dopo averlo impallinato in tre set (è successo a Doha). Tornando a Bolelli, più che il nuovo Federer, sembra la copia sbiadita di Panatta. Claudio, però, mica Adriano.

Fabio Fognini. Tennista umorale, definito dai più come il Balotelli del tennis. Genio (alle volte) e sregolatezza (quasi sempre). È capacissimo di fare la partita della vita contro Montanes, nel corso del Roland Garros del 2011 (con uno stiramento alla coscia ha portato il match al quinto set, vincendo per 11-9) e qualche mese dopo crollare miseramente contro Falla all’Australian Open 2012 (ha retto quattro set, se non altro). La sua strafottenza è meravigliosa per lo spettacolo che offre, ma molto spesso può rivelarsi un’arma a doppio taglio: aprile 2009, torneo di Montecarlo, avanti 5-0 contro Murray nel primo set, è stato in grado di farsi rimontare 5-5 e perdere 13-11 al tie-break, sprecando la bellezza di tre set-point. Il finale di partita – giocato il giorno dopo a causa della pioggia – racconta di racchette spaccate (suo solito, come pure di Andy Roddick) e partita persa malamente. I suoi match finiscono quasi sempre in questo modo.

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Potito Starace. Lui, su terra rossa è fortissimo (cit), almeno così si narra. Si dice che valga i top ten. Nel corso dell’ultimo Australian Open a cui ha partecipato (era il 2012)è stato capace di perdere, e farlo pure male, contro Tatsuma Ito, nipponico allora numero 117 al mondo. Quest’anno, per evitare problemi, non si è neppure qualificato. Gli altri risultati non sono certo più esaltanti, anche se ha quasi sempre la sfortuna di beccare gente come Andy Murray nei primi turni di ogni torneo che si rispetti.

Flavio Cipolla. Uno a cui dovrebbe essere data più fiducia. Capace di farsi beffe di gente come Roddick e altri tennisti di livello. Non è un fenomeno, ma se la gioca bene contro tutti. È un dato di fatto. Di lui, però, si parla poco.

Tornando al torneo di Melbourne, a livello maschile, per l’Italia gli Australian Open sono l’equivalente di Waterloo per Napoleone. L’anno scorso, gli azzurri impallinati già al primo turno sono stati sei su sette (si è salvato solo Cipolla, eliminato al secondo). Quest’anno, sono già stati eliminati in quattro su sei, mancano all’appello Andreas Seppi e Filippo Volandri. Domani, tenteranno di tornare a casa anche loro. Restate sintonizzati.

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