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The Amazing Spider-Man 2 – Il Potere di Electro (Recensione)

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(La recensione contiene spoiler)

Siamo al secondo capitolo del tanto discusso reboot della saga dell’Uomo Ragno. Il primo film aveva diversi pregi, come quello di essere più fedele ai fumetti, ma lasciava abbastanza indifferenti se messo a confronto con gli altri cinecomic sfornati negli ultimi anni, sempre più spettacolari e complessi. Comunque, il giudizio su Andrew Garfield era stato quasi unanime: il suo è un Peter Parker diverso da quello che avevamo imparato a conoscere con le sembianze di Tobey Maguire, ma grazie al suo indubbio talento è riuscito a conquistare anche molti degli aficionados della trilogia di Sam Raimi.

Con questo sequel, diretto nuovamente da Marc Webb e che si avvale della sceneggiatura di Alex Kurtzman Roberto Orci (noti per gli ultimi due Star Trek, ma anche per Transformers Mission:Impossible III), si cambia decisamente direzione: molto più spettacolo, scene d’azione mozzafiato, ma anche maggiore sviluppo dei personaggi, soprattutto della coppia formata da Peter e Gwen Stacy (interpretata da Emma Stone, compagna di Garfield anche nella vita).

Nel primo capitolo – e anche nei fumetti – Gwen viene rappresentata esclusivamente come l’oggetto del desiderio dell’adolescente Peter, una sorta di donna-angelo di stilnovista memoria, che sembra non aver altro scopo che quello di espediente narrativo per la formazione sentimentale del protagonista.
Nel sequel, invece, scopriamo una Gwen con sogni e ambizioni, dotata di una forte personalità, che aiuterà Peter a tirarsi fuori dai guai, ed è la relazione fra i due a fare da filo conduttore in un’opera un po’ disorganica e che forse getta troppa carne sul fuoco – ed è sempre nella narrazione della love-story che si mostrano tutte le forze e le debolezze del film: se, da una parte, alcune scene e dialoghi risultano essere troppo banali e melensi, dall’altra non ci si dimentica che, dopotutto, i protagonisti sono appena diciottenni. E quindi i momenti à la Federico Moccia sono funzionali alla costruzione di una relazione credibile, e servono anche da espediente emotivo per prepararci alla tragica conclusione.

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La morte di Gwen, infatti, è considerata uno dei nodi cruciali per lo sviluppo caratteriale di Peter, e il fatto che a causarla (involontariamente) sia proprio il suo alter-ego, rappresenterà una colpa che il nostro eroe porterà con sé per il resto della vita.
Nel film viene realizzata magistralmente con un crescendo drammatico che tiene sull’orlo della poltrona fino all’ultimo momento e che, successivamente, ci rende partecipi del dolore del protagonista per la perdita del suo primo amore.

Un altro punto di forza è rappresentato dai villainMax Dillon/Electro (interpretato da Jamie Foxx) è uno dei personaggi più inquietanti visti sullo schermo negli ultimi anni, ma questo non giustifica l’errore di mettere il suo nome nel sottotitolo (in molti paesi anglofoni è titolato addirittura Rise of Electro) dato che non rappresenta affatto il fulcro del film, anzi, nonostante due lunghe scene d’azione girate magistralmente – e un’altra, quella del laboratorio, piuttosto imbarazzante dal punto di vista della sceneggiatura –  risulta marginale, come d’altronde lo è Aleksei Systevich/Rhino (Paul Giamatti), che veniva presentato come uno dei personaggi principali e che invece occupa solo la parte iniziale e finale del film.
Altra storia per Harry Osborn/Green Goblin (un bravissimo Dane DeHaan, attore-rivelazione degli ultimi anni). Messo da parte il padre Norman (per discontinuità con la vecchia saga), Harry si prende l’azienda (e la scena). L’amicizia ritrovata con Peter si sviluppa in poche ma significative scene, e la sua metamorfosi è uno dei momenti più alti del film, per non parlare dell’accenno finale ai Sinistri Sei.

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Degna di nota anche la soundtrack, parte integrante – e a volte ingombrante – del film. Per realizzarla, il celebre compositore Hans Zimmer si è avvalso della collaborazione di sei produttori e musicisti: l’ormai onnipresente Pharrell Williams, Johnny Marr (The Smiths, Modest Mouse), Michael Einziger (Incubus), Junkie XL, Andrew Kawczynski, e Steve Mazzaroritten. L’eclettico gruppo (che per l’occasione si è ribattezzato The Magnificent Six) ha sfornato una serie di brani potentissimi ed elettrici, dove è forte l’influenza del dubstep ma anche di certe composizioni di Danny Elfman. L’esperimento è comunque riuscitissimo.

Nonostante qualche forzatura (compresi grossolani anacronismi nei flashback di Richard Parker), The Amazing Spider-Man 2 – nel suo essere un po’ serio, un po’ “giocattolone”, un po’ commedia romantica indie – diverte, coinvolge e commuove.

Un altro cinecomic che ci fa ben sperare nel futuro.

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