Ragà: è finita anche quest’anno! Daje! Vi lascio i voti della serata finale di Sanermo 2020: maneggiate con cura e agitate prima dell’uso.

Amadeus: 3. È stato devastante dall’inizio alla fine. Anzi, da prima di iniziare fino alla fine. Raramente ho visto qualcuno perseverare così tanto nell’errore, fatta eccezione per Ranocchia nell’Inter.
Fiorello: 7,5. Ha retto la baracca anche quando Morgan e Bugo si son presi a botte, calci e acido muriatico.
Tiziano Ferro: 5. Troppi monologhi, troppe stonature, poca musica. Parla di meno, canta di più. Che quello sai farlo.
Michele Zarrillo: 6. Un pezzo giovane, più o meno. È sempre Zarrillo, eh. E questa era la sua partecipazione numero 1789 a Sanremo. Però non male, su.
Elodie: 4,5. Elodie – come direbbe Amadeus – è bella. Ma musicalmente parlando non convince quasi mai. Il pezzo è debolissimo e più lo ascolti più ti rompe i coglioni.
Enrico Nigiotti: 7. Nigiottino si presenta con un pezzo senza sbavature. Solo che dopo X Factor vive solo di Sanremo, ecco.
Irene Grandi: 7,5. Irene Grandi è sempre una piacevole conferma. Vuole essere se stessa e ce lo canta. Bene così.
Alberto Urso: 2. Benedetto iddio, che due coglioni. Nel coro del clero non sarebbe male, nella vita in generale sì. È Il Volo meno gli altri due, ma tre volte più noioso. Dai, no. Pietà.
Diodato: 8,5. Bella voce, bel testo. Un poeta. Ma non lo scopriamo certo adesso. Vittoria meritatissima.
Marco Masini: 8. A Marco non puoi non voler bene. Il pezzo è bello. La sua voce pure. Una certezza.
Piero Pelù: 9. Artista a tutto tondo. Non ce n’è per nessuno.
Levante: 9,5. Una delle realtà musicali migliori che abbiamo in Italia. Sorprende ogni pezzo di più.
Pinguini Tattici Nucleari: 6. Non sono sanremesi, e questo è un pregio. Chi li conosceva già prima, però, sa che quella vista al Festival è una versione disinnescata di ciò che sono. Peccato.
Rancore: 10. Rancore non è il rapper italiano migliore in assoluto solo perché, uno così, non puoi rinchiuderlo dentro a un genere musicale. Rancore è poesia. Con il tappeto di DarDust diventa inarrivabile. Ciao a tutti.
Tosca: 9. Talento puro.
Achille Lauro: 3. Per reggere il personaggio che si è creato, dovrebbe poterselo permettere. Del gesto in sé, quindi, non resta nulla. Sui paragoni con Bowie glisso perché potrei essere offensivo. Achille Lauro ha la fortuna di aver dietro una casa discografica forte. Nella sua discografia troviamo pezzi validi, comunque. Ma non è questo il caso.
Le Vibrazioni: 3. A me Le Vibrazioni avevano già rotto il cazzo nel 2003. Immaginatevi come sto messo diciassette anni dopo.
Rita Pavone: 6 d’ufficio. È Rita Pavone, non puoi darle l’insufficienza. Anche se la meriterebbe.
Francesco Gabbani: 5. La scimmia nuda che ballava era un’altra cosa.
Bugo e Morgan: 15. I vincitori morali del Festival. Hanno fatto un casino, buttato tutto in caciara sfanculandosi tra loro, devastato Endrigo nella serate delle cover. Mancava poco che dessero fuoco al palco. Il cavallo di Troia del Festival di Sanremo. Che spettacolo, ragazzi. Il pezzo era debolissimo, comunque. Non ne avremmo più sentito parlare già dal giorno dopo. Adesso resta invece scolpito nella leggenda.
Elettra Lamborghini: 2. AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH […] AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH!
Anastasio: 0-. Il rapperino per famiglie aka Il Kinder Rap aka Basta.
Raphael Gualazzi: 6. Fa sempre il compitino, ma lo fa bene.
Giordana Angi: 3. La noia si misura in una scala che va da 1 a Giordana Angi.
Paolo Jannacci: 6,5. Tanto cuore e molta sostanza. Bene così.
Riki: 1. Dai, no. Sul serio. No. Echheppalle.
Junior Cally: -1. Che la musica di Junior Coso facesse abbondantemente cagare, lo sapevamo già prima del Festival. Già prima delle polemiche. Già prima di Junior Coso stesso. Lui sale sul palco e ce lo dimostra. Bene così. La prossima volta, però, anche meno. Scrivici una lettera, che ne so. Va bene uguale. Sul serio. Non ti scomodare.
Gabriella Martinelli e Lula: 7. Tra i giovani, sicuramente il pezzo più valido. Da tenere d’occhio.
Fasma: 1. L’autotune ha rotto il cazzo. E anche Fasma ce l’ha fatto discretamente a maccheroncino. Il pezzo è debole, lui lo canta pure male. Renè Ferretti direbbe: “Evviva la merda!”.
Leo Gasmann: 5. Pezzo debole e banale. E infatti ha vinto nei giovani. Classico.
Tecla Insolia: 4. Sedicianni e suonare già vecchi. Complimenti. La voce c’è, la mia voglia di ascoltarla no.
Eugenio In Val Di Gioia: 6+. Divertenti, ma poco più. Peccato perché sono bravi.
Marco Sentieri: 3. Male male, mamma mia.
Matteo Faustini: 4. Vabbè, lasciamo stare.
SkyTg24: 10+. Annunciano il vincitore un’ora prima che venga reso ufficiale. Oltre ogni leggenda.
Al prossimo anno, gente!