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Sanremo 2018: le pagelle della terza serata

Le pagelle della terza serata del Festival di Sanremo 2018

Claudio Baglioni: 4. Virginia Raffaele lo sveglia per un po’, poi cade nuovamente in quella bolla sospesa tra rincoglionimento e autocelebrazione (manco avesse scritto i testi di Guccini, tra l’altro). Altre sei ore effettive di concerto tra un pezzo lo canto da solo, uno con l’ospite, l’altro con uno del pubblico e un duetto con il jingle pubblicitario che-non-me –lo-faccio? Comprategli un Canta Tu o quello che volete, ma per pietà basta. BASTA CAZZO.

Michelle Hunziker: 5. La roba spacciata per omaggio alle donne era oggettivamente inguardabile. Dai ciccia, c’hai l’associazione e tutto, ma rispondi all’inchiesta del Fatto Quotidiano con i dati, non con quattro mossette e due canzoncine.

Pierfrancesco Favino: 6. Si limita al compitino senza guizzi rilevanti.

Virginia Raffaele: 10. Virginia Raffaele è Dio. Sempre sia lodata.

Negramaro: 6. Ma a Giuliano Sangiorgi do 2. A Giulià ma che cazzo oh! Potevi cantare e andartene, risparmiandoci l’ennesima cantata di Baglioni. E invece no. No. E mio papà. E la canzone. E l’abbiamo riadattata per te. E vieni negli stadi. E cantiamola insieme stasera. E che cazzo Giuliano, allora sei proprio stronzo dentro.

James Taylor: 8. Leggendario James, come sempre.

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Giorgia: 7. Una delle poche voci italiani a potersi mischiare con quella di James Taylor.

Emma D’Aquino: 5-. Fa la stessa scenetta di Franca Leosini la sera prima. E niente, tutto qui. Boh.

Gino Paoli: 6,5. Gli omaggi a Fabrizio De Andrè e Umberto Bindi meritano davvero tanto.

Nino Frassica: 9. Il Re del nonsense. Risolleva la serata e fa sembrare simpatico persino Baglioni. Più Frassica per tutti, per un mondo migliore.

Mudimbi: 6. Un po’ di ritmo, finalmente. Grazie Mudimbi. Grazie.

Eva: 6. È Fedez femmina. Ma canta meglio, molto meglio. Brava.

Ultimo: 6,5. Ultimo non lo scopriamo certo al Festival, tra le nuove proposte della scena musicale italiana (non solo quella di Sanremo) è probabilmente uno dei migliori talenti. Speriamo non si faccia bruciare come tanti altri prima di lui.

Leonardo Monteiro: 4. Dice che ha una parete bianca. Di più non so dirvi. O forse sì: praticamente un testo di merda e un’esibizione da piangere, va. Che poi io ho una parete color crema e non ci ho mai scritto una canzone in merito. Fesso io, lo so.

Giovanni Caccamo: 4,5. Il nulla mischiato col niente. E stona pure. Ciao core (cit).

Lo Stato Sociale: 6,5. Il pezzo non è nulla di che, ma Paddy Jones spacca il culo a tutti.

Luca Barbarossa: 6. Non sarà il pezzone del secolo, ma convince. Se l’accompagni con del vino rosso e oste portace n’arto litro che noi se lo bevemo e poi j’arisponnemo, stai a posto. Daje Barbarò!

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Enzo Avitabile e Peppe Servillo: 6-. Molto meglio rispetto alla prima sera, anche perché escono a un orario civile, ma ancora non convincono del tutto.

Max Gazzè: 8,5. Un cantastorie come pochi. Il pezzo è poesia. Se non vince lui, duetto con Baglioni per protesta.

Roby Facchinetti e Riccardo Fogli: 4. Il circolo di bocce aveva chiuso e sono entrati all’Ariston. Tocca sorbirceli fino a sabato. Teniamo duro, che forse nella serata dei duetti ci esce pure una briscola in cinque col morto.

Ermal Meta e Fabrizio Moro: 6 politico. Il pezzo è bello, loro sono bravi, il ritornello è lo stesso di quell’altro, eh ma il plagio, eh ma non li squalificano. Prego, continuate voi con tutto ciò che vi viene in mente, ma solo al 30% se è stato già detto in precedenza che altrimenti m’incazzo e vi squalifico anzi no ma forse sì e invece no e non lo so e che cazzo.

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Noemi: 5,5. Un po’ meglio della prima serata. Ma ha la voce di Michele Bravi, cazzo. LA VOCE DI MICHELE BRAVI. Non ce la faccio.

The Kolors: 3. L’ho già detto che un disco dei The Kolors non lo ascolterei MAI MAI MAI MAI? Se sì, evidentemente non era ancora abbastanza.

Mario Biondi: 5. No, ma fatelo uscire pure a mezzanotte passata. Tanto, sparge allegria a profusione. Ma poi che occhiali di merda ha?

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