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Sanremo 2018: le pagelle della seconda serata

Le pagelle della seconda serata del Festival di Sanremo 2018

Claudio Baglioni: 4. Accentra il Festival su di sé, ogni scusa è buona per cantare un pezzo dei suoi e alla conduzione è sempre più impacciato. Ripeto, poi: con la storia del “dittatore artistico” ce le ha fatte a maccheroncino. Lancio un appello: salvatelo da se stesso.

Michelle Hunziker: 5. Non granché pervenuta.

Pierfrancesco Favino: 5. Alla prima serata non era andato malissimo, nella seconda sceglie di buttare tutto in caciara con Despacito. Abbiamo perso anche lui. Niente, chiudete tutto e andiamocene affanculo.

Il Volo: 4,5. Indirizzano la serata verso l’agonia con “Nessun dorma”. Almeno non creano false aspettative su quello che verrà dopo.

Pippo Baudo: 6. È innegabilmente il padre del Festival di Sanremo e quando parli di TV non puoi evitare di citarlo. Due ore e mezza di pippone su come e quando ha condotto Sanremo, però, sono obiettivamente un po’ troppo. Ho sperato nel colpo di stato quando ha detto a Baglioni “Adesso conduco io!”, ma è durato poco. Peccato. La sufficienza è semplicemente perché è Baudo. Cazzo, è Pippo Baudo! Non puoi dargli meno!

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Biagio Antonacci: 4. Non azzecca una nota dal ’63. Ci parla di citofoni e duetta con Baglioni. Sono uscito a comprare del crack.

Sting: 6,5. Si presenta incomprensibilmente cantando in esperanto. Poi si riprede, però. Arriva anche Shaggy, uno che sul “canto in esperanto stretto” ci ha costruito una carriera. Spettacolo.

Franca Leosini: 7. Rompe il cazzo a Baglioni mentre canta l’ennesimo suo pezzo. Per me basta così e il 4 marzo voto per lei. Grandissima.

Roberto Vecchioni: 5. Arriva sul palco a mezzanotte e mezza passata. Canta Samarcanda, ce la spiega, ma stiamo già per cadere in un sonno profondo e quindi vabbè.

Il Mago Forrest: 6. L’idea di far ridere è bella, ma andava piazzata a metà serata. Alla fine è del tutto inutile, i maroni sono già sfrangiati da un pezzo e Forrest non può risanarli nemmeno al meglio della forma (e ieri sera non lo era, forse s’era già rotto il cazzo anche lui).

Lorenzo Baglioni: 5,5. L’idea è divertente e nulla più.

Giulia Casieri: 6. Il talento c’è, il pezzo non è affatto male. Probabilmente la migliore tra le nuove proposte.

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Mirkoeilcane: 6-. Simone Cristicchi c’è già e Giorgio Faletti è per molti versi inarrivabile. Il testo però è di qualità e lui riesce a entrarci bene dentro.

Alice Caioli: 4. La voce non è male, ma il pezzo è una tragedia vera. Poca roba, pochissima roba. Male.

Le Vibrazioni: 3. Dai, che entro sabato riuscirò a dargli “meno qualcosa” come voto. Unica nota positiva: cantano per primi e quindi si levano subito dalle palle. Questo gli fa guadagnare mezzo voto in più di quanto gli avrei dato altrimenti.

Nina Zilli: 4,5. Il pezzo è davvero anonimo. Nota positiva anche per lei, però: costumisti e truccatori stanno tentando in tutti i modi di attentare al suo fascino, fallendo miseramente.

Diodato e Roy Pacy: 6,5. Il pezzo è ottimo e i due funzionano alla grande.

Elio e le storie tese: 9. La morra cinese per ammazzare il tempo mentre Pippo Baudo li presenta vale tutto. Clonateli.

Vanoni-Bungaro-Pacifico: 6,5. Una sicurezza. Il pezzo è bello, la Vanoni è la Vanoni e a 83 anni c’ha più energia delle nuove proposte.

Red Canzian: 5. Tra lui e gli altri due Pooh in gara, meglio lui. Ma alla sufficienza non ci siamo.

Ron: 6. Prova a rendere il brano troppo “alla Lucio Dalla”, per altro non riuscendoci. È Ron, deve fare il Ron, altrimenti che cazzo lo canti a fare ‘sto pezzo? Prendi un leggìo, un palchetto e ce lo leggi.

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Renzo Rubino: 5. L’hanno avvertito all’ultimo secondo e s’è presentato sul palco in giacca da camera e ciabatte. Il resto è noia vera.

Annalisa: 5,5. Non è il suo Festival, il pezzo sa di già sentito. La bravura c’è, ma non basta.

Decibel: 8. Sono i più completi in gara. Il brano è davvero molto bello e Ruggeri la porta sempre a casa in sicurezza. Daje così.

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