Avevo detto qui che non avrei fatto spoiler del tour di Franco Battiato raccontando del concerto al Teatro Regio di Torino. E infatti spoiler non ne farò, ma quello che è successo ieri sera è quantomeno particolare.
Il Regio è grande, bello, quasi ti obbliga a esser persona distinta. Specie nelle prime file, eleganza ricercata, ai limiti del pacchiano. Ti siedi e ti godi un concerto di “musica colta“, come viene definita quella del Maestro. Il primo dei miei sette di Battiato l’avevo visto in un palazzetto dello sport: a un certo punto mandammo a quel paese gli stuart e scendemmo sotto il palco dalle tribune. L’anno scorso al Teatro Arcimboldi di Milano, paragonabile al Regio di Torino, avevano vinto le hostess. Ieri sera si sono dovute arrendere.
Ha iniziato una signora dal caschetto rosso: è scesa sotto il palco e ha cominciato a ballare (non vi dico cosa per tenere fede al no-spoiler); la hostess le ha provate tutte per farla risedere, ma niente. Allora si è unita un’altra signora, poi una ragazza e in cinque minuti il compostissimo Teatro Regio sembrava lo stadio Delle Alpi. Franco, divertitissimo, ha consegnato il microfono a un signore davanti a lui. Una prima volta, poi una seconda, una terza e una quarta. Ridendo e stupendosi del fatto che quel signore conoscesse tutte le canzoni a memoria.
“Ma perchè sempre allo stesso?” – ci chiedevamo. Seppur dalla quinta fila, con quella bolgia che si è creata non lo avevamo riconosciuto. Poi Battiato e la band se ne sono andati nell’ovazione, le luci si sono riaccese e quel signore è tornato su dalle scale. Era Marco Travaglio, trafelato, divertito e sorridente, ma senza mai abbandonare quell’aria “superiore” che veste il suo personaggio. Poteva essere un po’ più democratico con quel microfono, ma da uno abituato ai monologhi non si poteva obiettivamente pretendere di meglio.
Foto teatroregio.torino.it