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L’unico Gallo al mondo a saper volare come un’aquila

Se avete voglia di sapere chi fosse Andrea Gallo, cosa facesse, a chi fosse stato vicino nella sua vita, quale numero di scarpe portasse, quale fosse il suo cibo preferito, a che ora saranno i funerali, non è questo l’articolo che dovete leggere. Non qui, non ora si parlerà dell’oggettivo, del conosciuto, del palpabile. Non si farà accenno alla sua acribica comunicatività, alla sua bontà di spirito, alla sua rocciosa forza, al suo saldo sorridere, al suo speranzoso guardare.

Non esistono parole per elogiare, parole per ricordare, parole per delineare ciò che fu Don Andrea Gallo per le persone che hanno messo a sua disposizione le orecchie, e il cuore. Solo una cosa, ora si può fare: raccogliere ciò che ha seminato. Anzi: prima, farlo rigogliosamente germogliare, crescere in sanità e fortezza; e poi, coglierlo teneramente, e adagiarlo nel granaio delle buone proposte. In seguito, cibarsene, e trasformarlo nel mondo migliore che tutti desideriamo. Il mondo comune, spontaneo, terreno, tendente al cielo che si specchiava negli occhi di quel volto avvolto in fumo denso, di sigaro.

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Oggi, ci rendiamo conto di una cosa: gli uomini, non sono dei. I galli, non volano come aquile. Eppure, Don Gallo, ci è riuscito. Con l’aiuto del custode alato, ovviamente. Ma ci è riuscito. E adesso, vola: libero, alto, felice. Costantemente, imperituramente presente.

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