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Il testo del giorno: Learning to Fly – Pink Floyd – #1

E’ sempre difficile trovare le parole per quella che qualcuno avrebbe definito una “dichiarazione programmatica“: in questo caso penso che il titolo, pur non dicendo niente, abbia in qualche modo già spiegato tutto. Questa nuova rubrica è dedicata ai testi delle canzoni (farò tipicamente affidamento al mio bagaglio di conoscenze di musica rock, ma staremo a vedere dove ci porterà questa lunga strada), che, se molto spesso restano nascosti dietro ad una pronuncia, interpretazione e traduzione ostiche o difficoltose, sono straordinarie occasioni (secondo me) di riflessione su aspetti più o meno seri della nostra quotidianità.

Risparmiandovi tutti i paroloni di cui già, involontariamente, ho fatto uso: i testi sono belli. E con questa rubrica voglio provare a proporvene uno al giorno, insieme a qualche prospettiva da cui viverlo.
Cominciamo con uno dei cardini della discografia di uno dei gruppi più amati (e forse meno capiti) della storia del rock: Learning to Fly dei Pink Floyd.

Qualche fatto: pubblicato nel 1987, è il pezzo più d’impatto del primo album composto dopo l’abbandono del gruppo del bassista Roger Waters. David Gilmour addirittura rifiutò l’inserimento di una sezione rap definendo l’idea “Terribile”.

A soul in tension that’s learning to fly
Condition grounded
but determined to try
Can’t keep my eyes from the circling skies
Tongue-tied and twisted
just an earth-bound misfit, I

[Un’anima tesa che sta imparando a volare, incatenata al suolo dalla sua natura ma determinata a provare, non riesco a distogliere lo sguardo dal vorticare dei cieli, a bocca asciutta e agitato, solo uno spiazzato essere terreno, io]

Nuove situazioni, nuove fasi della vita. Quanto è comune la sensazione del “punto di non ritorno”, del “tuffo nel nero dell’incertezza” in questi frangenti? La canzone parla proprio di questo: l’imparare a volare è solo una metafora che ci lancia nel vuoto, nella consapevolezza di avere davanti un qualcosa di troppo grande per uno “spiazzato essere terreno”, nei vuoti d’aria della determinazione che lasciano spazio alla paura di abbandonare “il proprio stato di natura”, di lasciare che i piedi si sollevino e il volo cominci. La sensazione, spezzato il legame col terreno, sarà quella di “Un sogno che non teme la luce del giorno”.

Il testo, che vi allego qui sotto, è presente anche nell’archivio testi di Atom Heart Magazine. Link

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=eCB_INs2E24[/youtube]

Into the distance, a ribbon of black
Stretched to the point of no turning back
A flight of fancy on a windswept field
Standing alone my senses reeled
A fatal attraction holding me fast, how
Can I escape this irresistible grasp?

Can’t keep my eyes from the circling sky
Tongue-tied and twisted
Just an earth-bound misfit, I

Ice is forming on the tips of my wings
Unheeded warnings,
I thought I thought of everything
No navigator to guide my way home
Unladened, empty and turned to stone

A soul in tension that’s learning to fly
Condition grounded but determined to try

Can’t keep my eyes from the circling skies
Tongue-tied and twisted
just an earth-bound misfit, I

Above the planet on a wing and a prayer,
My grubby halo, a vapour trail in the empty air,
Across the clouds I see my shadow fly
Out of the corner of my watering eye
A dream unthreatened by the morning light
Could blow this soul right through the roof of the night

There’s no sensation to compare with this
Suspended animation, A state of bliss
Can’t keep my mind from the circling sky
Tongue-tied and twisted just an earth-bound misfit, I

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