fbpx

Fenomenologia del tifoso medio, la nuova rubrica satirica

Le matte risate secondo il tifoso medio

Cos’è Fenomenologia del tifoso medio? Una rubrica satirica. O almeno, questo è ciò che si propone di essere. Di conseguenza, se avete fatto della vostra squadra l’unica ragione di vita e siete pronti a farvi esplodere all’urlo “ultras liberi!” in una piazza gremita di gente che vi descrive con ironia, sappiate che avete sbagliato luogo. Se, invece, siete – come spero – solamente dei sostenitori distratti e magari anche autoironici (che non guasta mai), continuate pure la lettura di questo articolo e di quelli che seguiranno.

Il tifo è una delle piaghe dell’Italia. Lo troviamo ormai dappertutto. In campo musicale, ad esempio, dove è addirittura sfociato in un altro fenomeno che – almeno qui – non appartiene unicamente all’Italia, ma è diffuso su scala globale: il fanboysmo. Se critichi Vasco Rossi, Biagio Antonacci, gli U2, Justin Bieber o chi per loro, ti ritroverai un affastellamento di persone (i fanboy, appunto) ad aspettarti sotto casa pronte a dichiararti guerra. Qualcosa di simile avviene persino in politica, dove non esistono più i sostenitori di un’idea, ma dei veri e propri tifosi pronti a fare di tutto per difendere il Berlusconi, il Monti o il Bersani di turno. In ogni caso, se nello sport il tifo potrebbe essere considerato una cosa naturale (va bè), nella musica e, soprattutto, nella politica ne faremmo volentieri a meno. In queste pagine, il tifoso esaminato sarà appunto quello di calcio. Poiché Egli è, probabilmente, il pioniere di tale fenomeno globale. Anzi, Egli è. Punto.

Quando la partita è in programma alle 12:30, Egli pranza alle otto di mattina pur di essere allo stadio in tempo. Segue la sua squadra anche in trasferta e nelle amichevoli intercontinentali. Se, per un caso qualsiasi, non può andare a vedere la partita allo stadio, passa la giornata a casa – senza pranzare o cenare, dipende dall’orario – guardando prepartita, partita, postpartita, interviste, ampia sintesi, highlights e differita. Egli, allo stadio si fa fotografare con un sorriso a trentadue denti, in abbigliamento tipico da tifoso: sciarpa e cappellino – anche ad agosto – e una bandiera formato trecento metri per trecento con i colori della sua squadra. Quella foto, poi, finirà come sfondo del suo desktop e del suo cellulare (il quale ha già la cover con i colori sociali).

Leggi anche  Uppercut, al Monk la prima edizione del block party dedicato alla cultura Hip-Hop

Egli, dopo una sconfitta, non dorme cercando di spiegarne le cause sui forum. Dopo una vittoria, sempre sui forum, decanta le doti di allenatore e giocatori. Ma è nei social network che Egli mostra il meglio di sé. Su Twitter, è vicecampione olimpico di ideazione di hashtag inutili (prime sono le bimbominkia, ndr) quali #[nome calciatore]restaconnoi, #[nome squadra]sempreconte, #cesolouncapitano, #squalificatecitutti e via così. Su Facebook, pubblica ogni video presente su Youtube con in sottofondo l’inno della squadra del cuore e si iscrive a ogni pagina dedicata al suo credo. Sempre su Facebook, alla voce “orientamento religioso” inserisce il nome della sua squadra del cuore e alla voce “orientamento politico” quello del capitano di essa. Nel tempo libero – e ne ha molto – girerà le pagine dedicate alle squadre rivali, ricordando in ogni post che sono “la mafia del calcio” e che la sua squadra, quando se li troverà di fronte, gli segnerà 3 gol per tempo.

Il periodo del calciomercato è quello che Egli preferisce e vive con maggior pathos. Parla dei soldi spesi dalla sua squadra come se dovesse metterceli di tasca propria e, molto spesso, conduce le trattative in prima persona: “Llorente vale al massimo 5 milioni, di più non dobbiamo dargliene”, “6 milioni all’anno per Leo Messi sono troppi, al massimo gliene diamo 2 e mezzo più bonus spalmati in cinque anni”, “Per Pandev voglio 25 milioni, altrimenti non si muove”, “13 milioni per Pereira? Al massimo gli diamo due euro”, “Lamela è un giocatore fumoso, vediamo se mi convince, altrimenti mandiamolo via”. In alcuni casi, funge anche da talent scout, consigliando al presidente e al direttore sportivo – rigorosamente tramite i social network, con i post visibili ai soli amici –  di prendere tizio o caio che ha visto su Youtube o, peggio, ne ha scoperto l’esistenza giocando a Football Manager.

Leggi anche  Cinema, musica e cultura, torna a Roma Hip Hop Cinefest il 10 e 11 maggio

Durante le partite, invece, Egli è il sinonimo dell’imparzialità: non è mai fallo contro la sua squadra e l’arbitro è – per definizione – venduto. Se uno dei suoi beniamini, in area, inciampa sul pallone al momento del tiro è sempre rigore. Al contrario, se uno dei suoi beniamini spacca tibia e perone ad un avversario con la palla dal lato opposto del campo, l’intervento è regolare, non l’ha neanche toccato, è tutta scena e il malcapitato – uscito in barella – va addirittura ammonito per simulazione e conseguente perdita di tempo per i soccorsi. Del resto, si sa, il calcio non è mica un gioco per femminucce (cit). Egli, in definitiva, conosce a memoria il regolamento del gioco del calcio, pur non avendolo mai letto.

Parte integrante del tifoso-pensiero è poi che ogni telecronista non sia assolutamente imparziale, ma vada sempre contro la sua squadra, tifando gli avversari del giorno o – più semplicemente – chi li tallona in classifica. Gli unici telecronisti che Egli stima sono quelli delle telecronache del tifoso (appunto): gli juventini hanno Zuliani come unico Dio, i milanisti hanno fatto di Pellegatti un vero e proprio Guru e per gli interisti, invece, Scarpini è il miglior telecronista degli ultimi 150 anni. A turno, i tifosi interisti diranno che Zuliani non capisce nulla, quelli juventini diranno di Scarpini ogni male, ma – per entrambi – Pellegatti sarà quanto di più simile a un cretino. Inutile dire che, il resto della stampa, per Egli è il male. Qualsiasi giornalista contribuisce a portare avanti una vera e propria macchinazione mediatica atta a screditare la sua squadra del cuore, tacendo su rigori non assegnati e trattative di mercato irregolari delle società concorrenti. Il complotto, per Egli, è all’ordine del giorno e, in alcuni casi, finisce per diventare una paranoia.

Leggi anche  Dave Matthews Band live al Forum di Assago - La recensione

Questo, e molto altro, lo analizzeremo nei prossimi giorni. La rubrica avrà una cadenza settimanale e partirà ufficialmente da domani (questo articolo serve solo a presentarvela, ndr). Ogni settimana (ma va?), verrà esaminata una particolare categoria di tifosi: “Il tifoso della Juventus”, “Il tifoso dell’Inter”, “Il tifoso delle medio/piccole”, “Il tifoso esterofilo” e via dicendo. Non temete: ce ne sarà per tutti. Non si faranno particolarità e chi scrive – lo chiarisco fin da ora – non ne ha in alcun modo.

L’appuntamento, qualora lo vogliate, è a domani e per le settimane a venire.
Ad majora.

Commenta

Torna in alto