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Di Francesco Sole, Facchinetti e di altri demoni

Il libro di Francesco Sole è in libreria.

Stop. Fermi tutti. Ma chi è Francesco Sole? Ve lo spiego, con l’aiuto delle parole (a caso) di Francesco Facchinetti.

 

Veniamo a noi. Francesco Sole è il nome d’arte (e che arte) di Gabriele Dotti. Da qui in poi, lascio la parola a Francesco Facchinetti, così ci facciamo anche due risate.

Primavera/Estate 2013, Eugenio mi fa vedere un video: “l’amore ai tempi di WhatsApp”. Io lo guardo e dico CAZZO CHE BOMBA.

Tu pensi “CAZZOCHEBOMBA!” guardando il video più idiota della storia di Youtube? Dai, a confronto “Sino Spadino che ti pippa il motorino” era un’opera d’arte. Ripigliati.

[…] Lo incontro e gli chiedo “Francesco perché hai deciso di fare video su internet?”

Aspetta, aspetta. Fermo. Dov’è che si può incontrare? Sono mesi che voglio fargli la stessa identica domanda. Perché – come sai -, la domanda non è chi è, ma perché.

Lui “lo faccio per combattere il mio malessere”.

Darsi alle droghe come tutti, no? Metanfetamina, magari. Per iniziare. (Questa era tanto per citare Breaking Bad, andate avanti)

Io lo guardo, lo abbraccio e gli dico “andiamo a spaccare il mondo”.

Tutto molto romantico, mi sono commosso. Tanto che mi dispiace anche dirvi quello che sto per scrivere: un qualcosa l’avete spaccato, ma non si tratta del mondo.

Ieri Francesco mi ha chiamato e mi ha detto “Fra, smetto, io volevo divertirmi e far divertire, non capisco tutto questo odio”.

Da cosa vorrebbe smettere, di grazia? Cos’è che fa, esattamente? Scrive post-it? Copia frasi da Facebook, Twitter, Baci Perugina e Bukowski? Che diavolo fa? Da cosa smette? Che stai dicendo?

Io gli ho riposto “A 6 anni giocavo nel Mariano Comense, ero già altissimo, ora sono quasi uno e 90. Data la mia statura alla terza patita avevo fatto più goal di tutte le squadre del campionato messe insieme. Nonostante questo, quando entravo in campo mi gridavano che giocavo solo perché ero figlio di Facchinetti. Io non ce l’ho più fatta. E nonostante fossi il capocannoniere con un posto nell’Inter sul tavolo ho smesso di giocare a 8 anni. Tu non fare il mio stesso errore”.

Ammazza cheffigata. Immagini come sarebbe stata la prima squadra? Sorondo, Vampeta e Dj Francesco. Ho i brividi, Francé. Moratti non te l’ha perdonato, mi sa.

SÌ, HO IN MANO IL LIBRO DI FRANCESCO SOLE E NE SONO FELICE. NON È IMPORTANTE QUANTE COPIE VENDEREMO MA AVER REALIZZATO IL SOGNO DI UN RAGAZZO DI 20 ANNI CHE GRAZIE A QUESTO HA COMBATTUTO E COMBATTE QUEL MALESSERE BASTARDO CHE COLPISCE TANTI GIOVANI. SE DOVETE PRENDERVELA CON QUALCUNO, PRENDETEVELA CON ME. SONO IO CHE HO REALIZZATO IL SUO SOGNO, COME HO FATTO, FACCIO E FARÒ CON TANTI ALTRI, QUANDO RICONOSCERÒ IL TALENTO.
SIAMO UN PAESE DI FRUSTRATI E CE LA PRENDIAMO CON TROPPA FACILITÀ CON CHI NON CENTRA NULLA.

Usare il capslock come un bimbominkia con l’arteriosclerosi precoce è già una roba bruttissima di per sè, ma sorvoliamo. Parliamo invece del “malessere bastardo che colpisce tanti giovani”, e spieghiamo che scrivere frasi mezze depresse su Facebook non fa di te “uno con il malessere bastardo”. I “tanti giovani” che dici tu, caro amico (cit), nella maggior parte dei casi sono un ammasso di ragazzini finto-depressi, in una fascia d’età compresa tra i 14 e 20 anni, che riempiono i loro profili social di frasi pseudofilosofiche rubacchiate qua e là e che, in generale, non hanno la benché minima idea di che diavolo vogliano dire. Fanno like. I loro amici cliccano “mi piace”. Commentano. Condividono. Ecco qual è il nocciolo della questione. Ecco cos’è Francesco Sole. Una macchina da like, da commenti, da follow. Almeno sul web. Esportandolo fuori da esso, diventa una macchina da soldi: spot pubblicitari, libri, film, etc. Ed ecco quello che fai tu, e quello che fanno tutti quelli come te: business. Quindi, Facchinetti, non prenderci per il culo. Tu non hai realizzato i sogni di nessuno se non i tuoi.

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Su una cosa, però, hai ragione: non dobbiamo prendercela con lui. Ma io ti dirò di più, non dobbiamo prendercela nemmeno con te. Dobbiamo incazzarci prima con chi ti ha messo lì e ti permette di fare quello che fai. Dopo, dobbiamo incazzarci il doppio con chi ti segue e ti sostiene, permettendoti di avere il successo che hai, senza per altro saper fare nulla di nulla. Hai provato a fare il rapper, e la rima migliore che hai partorito è stata “bella di padella”. Hai provato a fare il cantante pop, e stenderei un velo pietoso. Hai provato a fare il presentatore in tv, e non era roba per te nemmeno quella. Ai tempi del Mariano Comense ti dicevano che giocavi perché eri il figlio di Facchinetti? Vuoi sapere oggi cos’è cambiato? Niente. Realizza i sogni di chi vale sul serio, visto che hai i mezzi per farlo. Non prendere il primo che trovi bravo solo a scopiazzare dai video degli youtuber più disparati sparsi per il mondo e dai link su Facebook.

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Concedendoti il beneficio del dubbio – e quindi tenendo per buona la tua storiella -, se solo avessi approfondito un pelo le tue ricerche, ti saresti accorto che Youtube è pieno di ragazzi di talento, che si sbattono dalla mattina alla sera per trovare un’idea originale, realizzarla, montarla e pubblicarla. E magari hanno un millesimo delle views che la tua agenzia garantisce a Francesco Sole. E allora sì, la frustrazione a quel punto è giustificata. Perché chi è valido sul serio, in un discorso puramente economico vale invece meno. E, di conseguenza, vede passarsi avanti personaggi come Gabriele Dotti. E questo succede in ogni ambito. Quindi, Facchinetti, se siamo un paese di frustrati, la colpa è anche un po’ vostra.

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