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Cliclo Oscar 2013: Les Misérables

Ci sono opere che riescono ad entrare nell’immaginario collettivo, diventando un’inesauribile fonte di ispirazione anche a distanza di secoli. I due celebri romanzi di Victor Hugo, Notre-Dame de Paris I Miserabili, ne sono un esempio. Entrambi riadattati innumerevoli volte, trasformati in film, balletti, trasposizioni televisive, pièce teatrali, lungometraggi animati e, ovviamente, musical. Stavolta ci prova Tom Hooper (già premio Oscar nel 2011 per Il discorso del Re), riadattando l’amatissimo musical omonimo che debuttò a Parigi nel 1980 (con musiche di Claude-Michel Schönberg e testi di Alan Boublil), e più precisamente la versione in lingua inglese (diretta Trevor Nunn e John Caird, con testi di Herbert Kretzmer), che dal 1985 viene rappresentata ininterrottamente nei teatri del West End londinese e che, al suo debutto a Broadway nel 1987, si aggiudicò ben otto Tony Awards.

Trama

Nella Francia post Restaurazione, Jean Valjean è un galeotto che ha scontato diciannove anni di lavori forzati per aver rubato un tozzo di pane. Viene rilasciato sulla parola da una guardia carceraria, il secondino Javert, che però lo condanna a portare appeso al collo un biglietto, simbolo della sua condizione di emarginato. Valjean si ritroverà a vagare per giorni, discriminato da tutti, fin quando non trova rifugio presso un vescovo. Nonostante l’ospitalità di quest’ultimo, l’ex galeotto decide di rubare la sua argenteria. Colto sul fatto dalla polizia, viene portato dinanzi al vescovo, che però riesce a convincere i gendarmi di avergli regalato lui stesso l’argenteria e, anzi, gli fa dono di altri due preziosi candelieri. Sconvolto dalla bontà del vescovo, Valjean decide di cambiare vita. Otto anni, dopo lo ritroviamo sindaco di un piccolo comune nella regione di Calais. Qui il suo destino si incrocerà con quello di Fantine, giovane operaia che viene licenziata perché mantiene una figlia in segreto, Cosette, e contemporaneamente tornerà a scontrarsi con il suo aguzzino Javert, diventato nel frattempo ispettore di polizia nello stesso comune.

 

Considerazioni finali

Hooper riesce a coniugare in modo magistrale la maestosità del romanzo con l’introspezione e la coralità del musical, avvalendosi di un cast stellare, fatto di grandi nomi del cinema ma anche di professionisti del musical. Fra i primi vale la pena di citare soprattutto Anne Hathaway, che interpreta Fantine in modo magnifico e struggente, ma anche il Valjean di Hugh Jackman regala forti emozioni, così come Amanda Seyfried ed Eddie Redmayne sono perfetti nel ruolo dei due innamorati Cosette e Marius, e infine Russel Crowe che, nonostante la sua voce non abbia la potenza degli altri attori, rimane un buon Javert. Un po’ deludente, invece, la coppia Sacha Baron Cohen – Helena Bonham Carter nel ruolo dei perfidi coniugi Thénardier, uno dei punti di forza del musical originale: nonostante la bravura individuale (soprattutto di lui), la coppia mostra poco feeling e non riesce a sfondare lo schermo. Poi ci sono gli attori provenienti dall’ambiente teatrale, soprattutto dal West End ma anche da Broadway, tra i quali spiccano Samantha Barks nel tragico ruolo di ÉponineAaron Tveit in quello del giovane rivoluzionario Enjolras, e Daniel Huttlestone nel ruolo del piccolo Gavroche. Una chicca per tutti gli amanti del musical è, invece, il cameo di Colm Wilkinson, l’interprete originale di Jean Valjean, che nel film veste i panni del Vescovo di Digne.

Tutte le interpretazioni sono state valorizzate da un innovativo sistema, mai usato prima in un lungometraggio “musicale”, ovvero quello di far cantare dal vivo, sul set, tutti gli attori. Questo permette un maggiore coinvolgimento emotivo sia da parte degli attori che degli spettatori, dato che i primi sono liberi di recitare il proprio brano invece di re-interpretare in playback l’esecuzione precedentemente registrata in studio, mentre i secondi, grazie anche all’impatto visivo di riprese spettacolari e lunghi primi piani, si ritrovano trascinati dentro un’opera profondamente drammatica ma con un finale catartico che ti fa lasciare il cinema con un sorriso stampato sul volto, in mezzo alle lacrime.

Voto: 9

 

Trailer

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P.S. L’unica nota letteralmente stonata non riguarda il film in sè ma la sua versione italiana, con la scellerata decisione di doppiare i (pochissimi) momenti parlati, rovinando così l’omogeneità dell’opera. Quindi, se ne avete la possibilità, vi consiglio vivamente di guardare il film in originale.

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