Siamo al Checkerboard Lounge, nel South Side di Chicago. L’anno è il 1981. Quella sera i Rolling Stones hanno una serata libera durante il loro tour e finiscono per esibirsi insieme a Muddy Waters. Scopri come la loro improvvisata performance è diventata leggendaria.
What about rock legends? Muddy Waters ft Rolling Stones Live at Checkerboard Lounge
Immaginate di trovarvi in un qualunque live club blues in pieno South Side a Chicago. Muddy Waters sul palco, tra fumo, sudore e vapori alcolici.
Il locale è pieno, piccolo, i tavoli sono grandi e ognuno si siede dove può. Mentre il blues prende forma continuano ad entrare persone.
È il 1981 e in una serata libera nel bel mezzo di un gigantesco tour, dei giovanissimi Mick Jagger, Keith Richards, Ronnie Wood, con nonchalance prendono posto nel caos. Bill Graham nell’ombra.
“Baby, Please Don’t Go, Baby, Please Don’t Go”, canta Muddy Waters con gli occhi sul tavolo davanti a lui. Di punto in bianco comincia a invocare al microfono “Mick Jaggaaaar”, lo ripete, insiste. Jagger incredulo, resta sulle sue. Waters insiste, lo chiama ancora. Timidamente prende posto sul palco. “Baby, Please Don’t Go, Baby, Please Don’t Go”.
“What about Keith? Yeah, What about Keith?“. Ripetono in coro, come una strofa blues. Prende posto anche lui, Keith Richards, con una naturalezza disarmante, senza proferire parola.
Sigaretta in bocca, camicia aperta, in una dimensione ultraterrena. Così ha inizio una notte come tante, al Checkerboard Lounge nel South Side di Chicago. La pura, libera voglia di fare musica insieme.
Una serata di riposo nel mezzo di un american tour, una registrazione casuale, un dio del blues seduto su uno sgabello a centro palco, un live diventato memorabile.
Quale altro significato può avere l’aggettivo “leggendario”, se non un momento così?
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