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Teenager rifiuta 8 milioni di dollari per il suo sito di tracciamento del Covid: “Non voglio approfittarne”

Si chiama Avi Schiffmann e ha spiegato: “Non sono uno speculatore, non voglio approfittarne. In realtà ho altri piani per il mio futuro”. Preferisce affidarsi alle donazioni. “Ma un lavoro come questo avrebbe dovuto farlo l’Oms, non un ragazzino”

avi schiffmann

“Buy me a coffee” (pagami un caffè). Così Avi Schiffmann, 17enne smanettone scrive sul sito ncov2019.live che ha creato per fornire informazioni in tempo reale sulla pandemia da coronavirus nel mondo. Gli basta una micro donazione, ha scelto di non cedere alle lusinghe di chi gli ha offerto 8 milioni di dollari per comprare il suo sito di tracciamento del Covid-19. Ha detto di no a un lavoro in Microsoft, ad altre proposte di contratto, a offerte milionarie che gli sono giunte da inserzionisti pubblicitari. “Non sono uno speculatore, non voglio approfittarne. In realtà ho altri piani per il mio futuro”. Gli basta quello che riesce a racimolare con le donazioni e, soprattutto, la grande soddisfazione che il suo lavoro è apprezzato e seguito da 30 milioni di persone al giorno in tutto il pianeta.

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Il protagonista di questa storia decisamente controcorrente è uno studente che vive nello stato di Washington. Ha lavorato davvero sodo – insieme all’amico Daniel Conlon per la parte grafica e data – per mettere insieme questo sito, che da quando è stato creato ha fatto registrare qualcosa come 700 milioni di utenti unici. Un sito graficamente molto pulito, minimalista, facile da navigare ma, soprattutto, denso di numeri, informazioni, mappe, una pagina wiki, interattivi e naturalmente i link alle fonti e alle organizzazioni ufficiali. Tutto incentrato sulla pandemia.

Confessa: “Molti mi dicono che rimpiangerò questa decisione, ma ho altri piani per il futuro”. Non senza aver riservato una lieve sottolineature nei confronti di chi queste iniziative deve prenderle per informare la collettività. “Spero che in futuro strumenti come questo vengano creati direttamente dall’Organizzazione mondiale della Sanità. La responsabilità di creare questi ‘tool’ non dovrebbe essere nelle mani di un ragazzino a caso, ma delle persone che si occupano per lavoro di statistica”.

Fonte: repubblica.it

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