Letizia Battaglia (Palermo, 5 marzo 1935 – Cefalù, 13 aprile 2022) è stata una fotografa, fotoreporter e politica italiana. È stata la prima donna europea a ricevere nel 1985, il Premio Eugene Smith, a New York. Un altro premio, il Mother Johnson Achievement for Life, le è stato tributato nel 1999.
Ho avuto il privilegio di incontrare e conoscere Letizia Battaglia nel 2017 a Messina (la mia città natale) durante un workshop di tre giorni.
Ci raccontava della sua vita come se fossimo lì da sempre accanto a lei, di un viaggio in camper con Franco Zecchin e Josef Koudelka. “Fotografavamo e ci alternavamo per cucinare. Eravamo lì, esistevamo, dovevamo fotografare la verità”.
Ero rientrata in Sicilia (dopo qualche anno a Milano), solo da pochi giorni quando l’ho incontrata. Stavo fumando una sigaretta da sola, prima che iniziasse il corso. Guardavo il panorama con gli occhiali da sole, i miei occhi non si erano ancora abituati a quella luce così forte. Si è avvicinata e mi ha chiesto da accendere. Io, impacciata, cercavo l’accendino. Letizia Battaglia mi ha chiesto l’accendino, pensavo. Mi ha sorriso e mi ha chiesto “E tu chi sei?”, con una semplicità disarmante. Pensavo a una cosa intelligente da dire, ma sono riuscita a dire soltanto: “Salve io sono Luisa, la luce mi fa male agli occhi”. Si è messa a ridere e mi ha detto: “Io sono Letizia, non ti preoccupare, non ci si abitua mai alla luce”.
Nei giorni successivi abbiamo fotografato delle donne che, come lei, come tante, stavano risorgendo da loro stesse. Lei aveva un modo diretto di approcciarsi, sincero, ma non invadente. Osservarla è stata un’esperienza indimenticabile. L’ho fotografata, lì, in quell’universo femminile che non ha mai smesso di raccontare e che l’ha tenuta in vita fino all’ultimo, fra le mani della figlia Shobha.
Letizia Battaglia – La mafia e le donne
Ha circa quarant’anni Letizia Battaglia quando comincia a fotografare, e lo fa per caso, per accompagnare gli articoli giornalistici di cui si occupava. Negli anni ’80 fotografa Palermo, straziata dalla guerra di mafia, lo fa senza un attimo di respiro affiancata dalla figlia Shobha e dal compagno Franco Zecchin. Non dimenticherà mai quei negativi, li sognerà, li odierà e li riporterà in vita attraverso la bellezza femminile, circa trent’anni dopo. Li farà risorgere nella bellezza, esattamente come ha fatto con la sua vita.
Attraverso la fotografia si è innamorata e ha scelto di vivere per sempre in questo amore che l’ha resa libera. Ha raccontato l’innocenza delle bambine fotografandole nei vicoli di Palermo, la complessità e profondità della donna, il dolore, l’appartenenza a una realtà scomoda. Ha raccontato la miseria di Palermo restituendone ai suoi abitanti la dignità. È stata testimone oculare del cambiamento della città, delle persone che la vivono, della vita nella strada, della strada che è vita, della verità che non ha mai smesso di fotografare.
Letizia Battaglia. L’anima che ha salvato i siciliani restituendo loro la dignità rubata. Gli occhi che hanno raccontato la vita nella morte. Il cuore che ha amato le donne attraverso l’obiettivo.
Grazie, Letizia.