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Il 2015 in musica: le playlist dei redattori di Atom Heart Magazine

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Negli anni passati ci siamo dedicati a classifiche, premi, video e considerazioni sparse. Quest’anno abbiamo deciso di fare qualcosa di diverso. Negli ultimi due anni abbiamo ideato due programmi radio (Atom Heart Radio e Pulp Corn) che ci hanno permesso di entrare in contatto con i nostri lettori e ascoltatori in maniera più “profonda”. Quindi, per chiudere il 2015, abbiamo deciso di fare qualcosa di più personale. Ogni redattore (o per meglio dire, speaker) ha scelto dieci pezzi che l’hanno accompagnato nel bene e nel male durante tutto l’anno solare. Dieci brani a testa – pubblicati nel 2015 – che hanno scandito lo svolgersi della nostra vita di tutti i giorni, e che abbiamo deciso di condividere con voi. Allacciate le cinture e mettete gli auricolari, inzia il viaggio.

P.S. Adriano e Paolo K vi ringraziano in anticipo se avrete la pazienza di leggere le loro “concise” considerazioni.

Il 2015 di Adriano

Le mie playlist le ho sempre definite “schizofreniche”, e per non andare contro la mia personalissima tradizione, per chiudere l’anno in bellezza ci ho messo dentro di tutto. Vi presento il mio 2015 in musica.

Si parte con gli Iron Maiden. Il loro album non ha deluso le mie aspettative: l’ho ascoltato così tanto che dopo qualche mese Spotify ha chiesto pietà. Empire Of The Clouds è forse uno dei più bei pezzi che abbiano mai scritto e suonato. È anche il più lungo: 18 minuti di puro godimento. Divertitevi.

Stesso discorso dicasi per i Blur. Ci hanno fatto attendere 12 anni per aver tra le mani il loro nuovo album, ma alla fine è arrivato ed è stato all’altezza dell’attesa. Sembra passato un secolo da quando i Blur dividevano le copertine con gli Oasis e dai vari screzi tra le due band (ricordate quando Noel Gallagher augurò a Albarn e James di morire di aids? Ecco), ma quest’album – e in particolare Lonesome Street – ci riporta a quei tempi lì. Lo stesso sound. Lo stesso solito cazzeggio dei Blur.

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Tripletta interessante, a questo punto, composta da Bugo (Vado Ma Non So), Florence + The Machine (Delilah) e Nitro (The Dark Side Of The Mood). Tre artisti che non hanno nulla in comune, ma che insieme stanno molto bene. La “spocchia” di Bugo, le vibrazioni potenti e lo stile della voce di una delle mie personalissime Dee (meglio conosciuta come Florence Welch), e per finire la “rabbia” che Nitro riesce a mettere nei suoi testi e che – tra citazioni e rime ricercate – riesce a trasformare in “forma d’arte”.

Via veloce con i Fall Out Boy (Centuries) che hanno scandito il mio anno in maniera costante. Sempre ottimi per suonare la carica. Ho scelto il pezzo simbolo dell’album (insieme a “Immortals”) solo perché non avrei saputo esattamente quale mettere. O meglio: li avrei messi tutti.

Passiamo ad Angel Haze, un’artista che apprezzo particolarmente. La female rapper come dovrebbe essere. Anche lei, come Nitro, riesce a mettere nei testi (e nella voce) tutta la “rabbia” che ha – nel suo caso, dovuta a un’infanzia non certo idilliaca – e ne tira fuori sempre qualcosa di bello. Exposed è un pezzo forte e cazzuto.

Quindi un po’ di ritmo con i The Weeknd (Can’t Feel My Face), altro brano che ho ascoltato allo sfinimento, per arrivare a L’Orso. Una band che negli anni ha sempre saputo rivoluzionarsi, e in questo pezzo lo dimostra chiaramente. Rivoluzionano anche la mia playlist, perché sono totalmente fuori contesto (se mai ce ne fosse uno, chiaro), ma il loro Quello Che Manca dovevo mettere per-forza-perché-sì-e-basta.

And Then… David Gilmour. Si può chiudere una playlist in modo migliore? Un pezzo strumentale, che rimanda alle atmosfere di Shine On Your Crazy Diamond. Chiudete gli occhi, ascoltatelo intensamente, e sognate un buon 2016.

Il 2015 di Paolo K

Il 2015 ha portato talmente tanti stravolgimenti nella mia vita da non riuscire neppure più a contarli. Dal punto di vista della musica, ho voluto evidenziare questo anno di grandi cambiamenti con una serie di nuove scoperte (e ri-scoperte), alternate a molte band che seguo da tempo e che si sono riconfermate, con gli ultimi lavori, tra le mie preferite.

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Fra le conferme:

  • i Muse, che pubblicano forse l’album dell’anno, Drones, concept album centrato sulla strumentalizzazione dell’essere umano, da cui The Handler è forse uno dei pezzi rock più belli degli ultimi 7-8 anni;
  • i Negrita (unici artisti italiani in playlist) e il loro 9, disco che non ho apprezzato troppo ma di cui il primo singolo, Il Gioco, li riporta ai tempi dei vecchi fasti. Non vedo l’ora che ne pubblichino una versione live;
  • gli Editors ed il complicatissimo In Dream, disco che ha avuta troppa poca diffusione in Italia, di cui Marching Orders è baluardo più che degno;
  • gli Arcane Roots, che con Slow Dance, contenuta nel loro Heaven & Earth EP, danno un seguito al meraviglioso Blood and Chemistry di due anni fa, insieme ad una tournée a mio parere di altissimo livello
  • Florence + The Machine, che col loro ritorno da un milione di copie, How Big How Blue How Beautiful, si conquistano un posto di prim’ordine non solo tra quelli che i dischi li sanno fare, ma anche tra chi sa portare in giro una tournée largamente convincente, come ha dimostrato il concerto di appena dieci giorni fa a Milano. Ne ascoltiamo la title track a chiusura della playlist, di cui ho un bellissimo ricordo grazie anche alla fan action che ha illuminato di blue il Forum.

Tra le novità:

  • i Nothing But Thieves, band che ha avuto larga diffusione oltremanica, ma che qui ancora stenta: hanno aperto il concerto dei Muse al Rock in Roma e auguro a loro un 2016 di larghi e meritati riconoscimenti. Ascoltate la loro Itch e vi conquisteranno;
  • i CHVRCHES, scoperti per caso durante una puntata di Pulp Corn, che mi hanno letteralmente preso e portato via col loro primo lavoro, a cui quest’anno hanno dato seguito con Every Open Eye, disco per ora fortunatissimo che li porterà sui palchi dei maggiori festival europei l’anno prossimo. Per la playlist ne ho estratto Clearest Blue, finora il singolo più ascoltato;
  • i Prodigy, non proprio un gruppo emergente, non proprio un gruppo che mi è sconosciuto, ma con lo (straordinario, secondo me) The Day is My Enemy li ho ascoltati con più attenzione e… Che dire? La meritavano proprio. Ne ascoltiamo Rebel Radio, pezzo fortissimo e che mi ricorda delle belle ore trasmesse in diretta con Ale, Marta, Adriano, Simone e tutti voi;
  • Mark Ronson, ma soprattutto Bruno Mars. Uptown Funk ci ha fatto ballare per almeno sei mesi, non è vero? Per me il ragazzo di Honolulu è stata una vera scoperta, un grande artista in perenne artista da qualche anno.
  • Marina & The Diamonds, dopo esserci “incontrati” all’apertura dei Coldplay a Torino nel 2012, non ne avevo sentito più parlare. Non avevo neanche idea che The Diamonds non fosse il suo gruppo ma i suoi fan, e che facesse tutto da sola. Il suo FROOT è uno dei dischi dell’anno, pieno di grandi idee fatte musica. Forget è sicuramente il pezzo che più mi ha accompagnato in questi ultimi mesi, merita il suo posto in playlist.
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Buon 2016, che ci porti tante cose belle e tanta buona musica con cui accompagnarle!

Il 2015 di Marta

Il 2015 di Alessandro

Il 2015 di Simone

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