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Giant Rooks in concerto a Milano, la recensione

I Giant Rooks sono una band tedesca formata nel 2014 con all’attivo due album, grazie ai quali si è imposta in brevissimo tempo come next big thing europea. 

Giants Rooks

Il 2019 ha rappresentato una svolta per i Giant Rooks che grazie al singolo Wild Stare, brano che ha riscosso maggior successo proprio in Italia dove è rimasto a lungo nella Top20, hanno raggiunto la notorietà internazionale

Quando salgono sul palco e attaccano il primo pezzo, mostrano subito una grande grinta, i suoni sono quelli di una band di altissimo profilo, con una produzione importante e una cura per ogni singola frequenza che esce dagli amplificatori e dall’impianto audio. Un suono compatto, pieno, pulito.

Ma suoni a parte, quello che stupisce di più nelle prime battute è la capacità di entrare subito in sintonia con il pubblico, ci vogliono solo un paio di pezzi, Went Right Down da Wild Stare e Bright Lies da New Estate, per avere tutti completamente ai loro piedi. La situazione esplode poi con Slow, una vera bomba lanciata dentro I Magazzini Generali tanto che anche loro rimangono stupiti dalla risposta delle persone presenti.

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Quando puoi contare su canzoni così, viene tutto più facile, perché quelli dei Giant Rooks sono dei gran pezzi in ambito pop/rock, ben costruiti, che non solo hanno una buona presa su disco, ma soprattutto hanno un’ottima resa live.

La precisione dei ragazzi dietro agli strumenti e l’energia della batteria, che si avverte soprattutto nelle parti strumentali, regalano poi un base perfetta per la voce di Frederik Rabe.

Il cantante ha una voce molto calda, espressiva, graffiante e potente, anche mentre balla e corre per il palco, una di quelle voci che senti fin dalla prima nota e che probabilmente diverrà una delle più riconoscibili e apprezzate nei prossimi anni. Ma non si limita solo a cantare. Oltre a tenere molto bene il palco e riuscire a coinvolgere tantissimo il pubblico, suona diversi strumenti. Passa senza problemi dal sampling pad alle percussioni, dalle tastiere alla chitarra. Nessun riempitivo però, tutto quello che tocca durante il concerto si trasforma in un arrangiamento che trasforma i pezzi e imprime una marcia in più a tutta la band.

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La chiusura è affidata al singolo Wild Stare e a uno dei loro pezzi più apprezzati, Mia & Keira, ma c’è anche spazio per un breve bis. Alla fine si arriva all’ora e mezza, più che sufficiente.

Poche volte nella vita ci si trova di fronte a una band così giovane ma allo stesso tempo già così matura. 

La sensazione alla fine del live è quella di aver visto una band pronta ad esplodere, una di quelle di cui si sentirà parlare molto nei prossimi anni.

Un viaggio musicale questo concerto, che spazia in numerosi territori, che suscita nostalgia per ciò che è stato e si avrebbe voglia di ricominciare daccapo senza conoscere l’esito finale.

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