Troppi contenuti offensivi, spesso riferiti alle donne, hanno dato il via a una campagna mondiale di protesta contro il social network, costringendolo a rivedere il regolamento sui post ritenuti offensivi
Una campagna di protesta, promossa tra gli altri anche da Woman, Action and The Media, Everyday Sexism, ha costratto Facebook a rivedere i propri parametri di giudizio sui post che possono essere considerati offensivi.
Tale campagna, ha raccolto più di 225mila firmatari e migliaia di messaggi via Twitter (utilizzando l’hashtag #fbrape), ed stata sostenuta anche da Uniliver e Nissan, i quali hanno addirittura sospeso le loro inserzioni pubblicitarie sul social network, poiché spesso i loro post sponsorizzati apparivano accanto a contenuti offensivi.
Da Palo Alto hanno così deciso di muoversi in tal senso e, attraverso un comunicato, hanno informato i loro utenti che sono già a lavoro su una revisione delle linee guida riguardanti la pubblicazione dei post. Della revisione in questione si occuperanno esperti di diritto e persino organizzazioni umanitarie. Inoltre, la formazione del team che fino ad oggi ha avuto il compito di valutare i contenuti pubblicati dagli utenti sulla piattaforma, verrà sensibilmente migliorata.
I post ritenuti offensivi non saranno più cancellati dal social network, ma saranno affiancati dal nome e dal cognome reale di chi le ha pubblicate, in modo tale che gli autori non possano più nascondersi dietro pagine o profili fake.