Oggi sarebbe stato il compleanno di un grande drammaturgo francese, avrebbe compiuto la veneranda età di 108 anni. Stiamo parlando di Eugene Ionesco, nato in Romania da padre romeno e madre francese. Si è fatto riconoscere in epoca moderna per il suo particolare stile teatrale.
Piuttosto divertente ed inaspettato è il modo in cui entrò in contatto con il mondo teatrale, in quanto casualmente studiando inglese, decise che fosse interessante poter mettere per iscritto in un’opera tutto ciò che aveva appreso, ovvero i cliché presenti nel libro di didattica che stava usando per imparare la lingua. È pazzesco, è come se io volessi scrivere un’opera teatrale usando le così dette frasi fatte che magari sento per il centro della mia città. Allora qualcuno qua dirà, “beh, che ci vuole, potrei farlo anche io”. Esatto potresti, ma non l’hai fatto, e averlo fatto più di 70 anni fa, denota sicuramente una personalità innovativa e sicuramente diversa, rispetto alle personalità che vi erano in quel periodo.
L’opera a cui faccio rifermento in particolare è “La cantatrice calva”, ne consiglio la lettura a tutti in quanto, se da un lato può sembrarvi folle (anche lo stesso Ionesco lo pensava), dall’altro lato vi farà riflettere sulla genialità e sull’ottima resa teatrale che essa può avere. Vi posso assicurare, lo recitai qualche anno fa e non riuscii a smettere di ridere anche in scena (dietro le urla del mio regista); pensate talmente ero disperata (perché si sa, anche se dici fesserie in teatro devi mantenere un certo contegno), che decisi di recitare di schiena. E con Ionesco lo potei fare.
Ai giorni nostri un testo così dissacratore del teatro classico, che rompe con la tradizione può sembrare sicuramente di maggiore attrattiva per un pubblico giovanile, mentre possiamo immaginare che nel 1950, quando fu messo per la prima volta in scena, suscitò molte critiche, la maggior parte negative. Con Ionesco vediamo la nascita di un nuovo tipo di teatro, il teatro dell’assurdo (insieme ad altri grandi come Samuel Beckett). Ovviamente questa nuova tipologia di teatro andava contro gli ideali del secolo scorso, dove si pensava che anche l’arte dovesse essere politicamente impegnata; tutto ciò ovviamente dipese dal periodo storico in cui Ionesco visse, di massimo stress politico ed economico, come sappiamo, dato dalle due guerre mondiali che hanno segnato artisti, pensatori e filosofi di quei tempi.
Ionesco fu uno strappo alla regola, un’eccezione che non da tutti fu ben vista; il vero successo infatti, arrivò dopo il 1957, quando la critica rivalutò i suoi scritti che comprendevano anche “Il re muore”, “La lezione” e “Il rinoceronte”. Tutte le sue opere hanno alla base un pensiero che domina il 1900, ovvero la crisi dell’uomo contemporaneo, che lui manifesta attraverso la mancanza di logica e attraverso la difficoltà, se non l’impossibilità, di comunicare, problema che è comunque attuale anche a distanza di più di 50 anni dalla stesura di questi testi. L’assurdità dell’uomo e della vita dell’uomo, dei suoi pensieri , della religione, Ionesco sfida tutti con i suoi dialoghi privi di senso a primo impatto, ma che in realtà affronta una quotidianità ed una monotonia, che parliamoci chiaro, aveva un po’ rotto le scatole, annoiando l’uomo contemporaneo che aveva bisogno di qualcos’altro su cui, se non riflettere, almeno ironizzare. Diceva infatti “uno dei motivi principali per cui scrivo è senza dubbio per ritrovare il meraviglioso della mia infanzia, al di là del quotidiano, la gioia al di là del dramma, la freschezza al di là della durezza”
Vi lascio alcune citazioni di Ionesco su cui riflettere e magari prendere ispirazione:
- “Ci sono più persone morte che vive. E il loro numero è in aumento. Quelle viventi diventano sempre più rare”
- “Chi è più saggio? Colui che accetta tutto o colui che ha deciso di non accettare nulla? LA rassegnazione è saggezza?”
- “La ragione è la follia del più forte. La ragione del meno forte è follia”
- “Voler essere dei propri tempi significa essere già parte del passato”
Incredibile no? Non ditemi che non riuscite a ritrovarvi o a sentire vostra almeno una di queste frasi. Per altre citazioni vi consiglio di leggere le sue opere, incredibilmente divertenti, ma allo stesso tempo che lasciano spazio alle riflessioni, vi lascio con l’ultima citazione di impatto, almeno per me:
“Pensare contro il proprio tempo, è eroismo. Ma dirlo, è follia”.