Questa sera, andava in scena Fiorentina – Roma. Ultimo quarto di finale della Coppa Italia 2012/2013. Al fischio d’inizio, sembrava potesse essere una partita tranquilla. Nessuno poteva aspettarsi cosa, di lì a qualche ora, sarebbe accaduto.
Quello che sto per raccontarvi è solo la reale cronistoria di quanto avvenuto questa sera all’Artemio Franchi di Firenze, trasformatosi per qualche secondo nel teatro della più cruda violenza che un cronista possa mai ritrovarsi a raccontare.

Dopo lo 0-0 dei tempi regolamentarti, si va ai supplementari. Giuseppe Rossi – ultimo acquisto della Fiorentina, indisponibile poiché infortunato – da casa, twitta cercando di dare coraggio ai viola: “Dai ragazzi, dai!”. Passa qualche secondo e Destro – a secco negli ultimi 150 anni – porta in vantaggio la Roma.
Da quel momento, la partita prende una piega inaspettata. Taddei tira una gomitata a Borja Valero e viene espulso. Il clima si fa incandescente. A bordo campo, per la Rai, c’è il titanico Fabrizio Failla (conosciuto dai più come FabrizioFaillaDaBordoCampo), il quale non immagina ancora che, di lì a poco, sarà testimone di un barbarico evento che, chi sta scrivendo in questo momento, fa ancora fatica a raccontare. Nonostante ciò, seguendo l’esempio dell’impavido Farbizio Failla, continuerò a farlo per dovere di cronaca.
La Fiorentina, in svantaggio, si riversa in attacco per cercare il pareggio. Cuadrado, però, ci mette troppa foga e commette fallo ai danni di Dodò. Dodò lo spinge. Cuadrado si girà e gli restituisce la spinta con gli interessi. Si accende una mischia. L’arbitro espelle entrambi i contendenti. I due escono dal campo, ma continuano a dirsi qualcosa. Accade l’irreparabile: Cuadrado spinge Dodò che va a finire su uno steward. Lo steward stramazza a terra inerme. È il delirio. L’arbitro ferma la partita per qualche secondo e i giocatori in campo accorrono a vedere cosa stia accadendo. Sono attimi di estrema concitazione.
Le telecamere della Rai non riescono a riprendere bene la scena. Comprensibilmente, i cameramen sono terrorizzati e pensano più a salvarsi la pelle. Fortunatamente, a raccontare il tutto c’è il temerario Fabrizio Failla. Anche lui è molto scosso, ma prova a descrivere gli avvenimenti. Si cala in trincea. Parla di “violenza pura” tra Cuadrado e Dodò. Di ventidue giocatori che devono intervenire per fermare due atleti pronti a sguainare le spade e farsi giustizia da soli. Di faide tra famiglie mafiose. Persino di alieni. La situazione diventa incontrollabile. Sembra il Far West. È il caos più totale. Il cronista cerca riparo. Si nasconde dietro la panchina ormai abbandonata di Zeman. Sembra essere libero da impedimenti. Ma la prudenza non è mai troppa, e allora la utilizza come scudo per poter continuare il suo racconto. Si mimetizza. Narra di cazzotti fuori dal tunnel degli spogliatoi, sprangate all’interno di esso e sparatorie provenienti dalle uscite d’emergenza. Sembra un film di Quentin Tarantino, ma è la cruda realtà. Failla si sente come un inviato a Tel Aviv nel pieno di una guerriglia urbana. Vede sangue dappertutto. Ossa e pezzi di carne saltano di qua e di là per il campo. Non riesce a credere a cosa sta raccontando. Pare essere arrivata la fine anche per lui. Dice le sue ultime preghiere in diretta nazionale. Si congeda dai telespettatori.
Ad un tratto è calma piatta. Cuadrado e Dodò vengono sedati e legati ai letti. Finalmente Failla è salvo. Riprende a respirare. C’è mancato poco. Ringrazia Dio di essere ancora tutto intero. Ci dice che sta bene, ma se l’è vista davvero brutta. Tranquillizza i familiari. Riprende stoicamente il suo posto, facendosi spazio tra i corpi dei caduti e passando per quella che definisce essere, fino a un attimo prima, “la zona calda”. Probabilmente, il riferimento è alla zona in cui sono avvenuti i delitti più cruenti e i crimini più efferati.
La partita termina. La Roma vince 1-0. Failla, quasi esanime, aspetta gli allenatori. Il primo ad arrivare e Zeman, l’inviato a bordo campo – scampato alla mattanza – riesce a fare due domande al tecnico boemo, ma non ha la forza di ascoltarne le risposte. Continua a guardarsi intorno nervosamente. È ancora scosso. Cerca Montella. Manda via malamente Zeman. Arriva, finalmente, Montella e FabbrizioFaillaDaBordoCampo ritrova il sorriso. È andato tutto bene.
Qui, l’audio di tutto ciò.
Un domani, FabbrizioFaillaDaBordoCampo racconterà ai nipotini di quella volta in cui, per poco più di due spintoni tra due ragazzini, stava per lasciarci la pelle. Ma non era ancora arrivata la sua ora. Fabrizio Failla è vivo e lotta insieme a noi. Buonanotte.