Vendimi questa penna.
In quanti riuscirebbero a vendere una penna qualsiasi ad una persona qualunque? Jordan Belfort ce l’ha fatta. Basta solo questa frase per far capire la grandezza del film. Martin Scorsese ritorna dietro la macchina da presa dopo il film del 2011 Hugo Cabret e ritorna a dirigere un cast stellare composto da Leonardo DiCaprio, Jonah Hill e Margot Robbie.
The Wolf Of Wall Street è tratto dal libro omonimo scritto dal vero Jordan Belfort, riportato sotto forma di sceneggiatura da Terence Winter, e parla della storia di Jordan Belfort raccontando i suoi inizi, arrivando al punto massimo della sua vita e facendo vedere come la sua vita abbia iniziato a crollare.
Jordan Belfort, come abbiamo già detto, è un personaggio realmente esistito ed ancora in vita. Una persona spregevole, che pur di riuscire ad avere successo ha voluto giocare con le persone, usandole come se fossero solo dei pezzi di carta e rovinandogli la vita facendogli fare delle giocate in borsa e assicurandogli un ritorno di denaro assicurato mentre invece si trattavano di azioni fallimentari. La vita di Jordan Belfort è definibile con la sola parola “eccesso”, l’alcol e la droga sono i suoi veri amici e l’amore, quello che all’inizio della sua vita aveva realmente trovato, è stato rimpiazzato dall’amore per la bellezza e per i soldi. I soldi per Jordan sono forse una delle poche ragioni per vivere e non basta aver fatto i milioni in poco tempo, Jordan ne voleva sempre di più.
La regia di Martin Scorsese è quasi incredibile, la macchina non sta mai ferma e ci porta per tre ore a vivere quasi in prima persona gli eccessi del personaggio.
Qui tocchiamo un punto dolente del film: la durata. Martin Scorsese in persona si è scontrato contro quasi tutti i produttori che gli dicevano che il film doveva essere di un massimo di 2 ore e mezza. Ma per nostra fortuna Martin Scorsese riesce ad averla vinta e ci porta in sala un film di 3 ore esatte e dove, grazie alla lunghezza, riesce a far venire il disgusto per quello che si sta vedendo. Con la lunghezza del film Scorsese ha voluto ribadire che la vita di Jordan Belfort non era bella, era disgustosa.
Droga a non finire e scene di nudo e di sesso per gran parte delle 3 ore di film servono a far capire come la vita di Belfort fosse ormai diventata invivibile, quasi monotona.
Ed ora arriviamo alla cosa più bella del film: Leonardo DiCaprio. Grazie a questo film, e alla maestria dietro la telecamera di Martin Scorsese abbiamo sullo schermo una delle migliori performance fatte da Leonardo DiCaprio, il suo Jordan Belfort è incredibile sembra quasi che l’attore non ci sia più e che ci sia una versione di Belfort sullo schermo. Le scene comiche in questo film sono recitate magistralmente e la fame di soldi è dipinta sul volto di Leonardo.
Se il mondo è giusto quest’anno l’Oscar per il miglior attore protagonista è suo.
Per quanto riguarda Jonah Hill non si può parlare di performance della vita, molte volte irritante ma comunque godibile non dona al film quel tocco in più, candidato agli Oscar come Miglior Attore non Protagonista ma la performance di Jared Leto in Dallas Buyers Club è imbattibile.
Menzione speciale al cameo del vero Jordan Belfort che nel ruolo di un presentatore annuncia il Jordan Belfort di DiCaprio e si autodefinisce un “figlio di puttana”.
Si leggono varie critiche riguardo il finale di questo film, la più grande critica mossa è che questo non lasci un messaggio di fondo, una morale. Ma per come la vedo io la morale sta proprio nel fatto che Belfort era ed è ricco, può anche finire in prigione ma lui continuerà ad avere dei privilegi perché ricco, fosse successa ad una persona normale la sua vita sarebbe stata distrutta mentre invece lui riesce a vivere tranquillamente e beatamente nonostante tutta la disgrazia che ha portato.