Il venticinquesimo giorno assegna la Coppa alla Germania e decreta (forse una volta per tutte) che Maradona è meglio di Messi.

Germania-Argentina 1-0
Fin dai primi minuti il tema della partita è chiaro (oltre che scontato): la Germania fa il suo e attacca, mentre l’Argentina si difende e riparte in contropiede. Da un lato il collettivo, dall’altro tutti per Messi.
La partita in sé non regala moltissime emozioni, e quando lo fa ci pensano i due portieri a mettere una pezza. Da un lato Sergio Romero, estremo difensore che fino a trenta secondi prima di mettere piede in campo nella prima partita giocata in questo Mondiale dagli argentini, in patria veniva considerato l’anello debole di una squadra non proprio eccezionale (reparto offensivo a parte, dove comunque Higuain non era al meglio e Palacio inizia a perdere colpi), ma che ha finito per essere un pezzo importante del puzzle costruito per arrivare in finale. Da idiota a (quasi) eroe. Bella storia.
Dall’altro lato, invece, Manuel Neuer. Il portierone tedesco ormai a tutti gli effetti erede di quell’Oliver Kahn che nei tedeschi aveva preso il posto dell’insuperabile Sepp Maier capace di subire solo 75 reti in 95 apparizioni con la nazionale tedesca. Maier ha vinto sia il Mondiale (da indiscusso protagonista) che l’Europeo. Kahn è arrivato in finale, nel 2002, ma non è riuscito ad alzare la Coppa. Neuer ieri sera è riuscito dove il suo predecessore (Lehmann non lo conto neanche, uno dei portieri più scarsi che la storia tedesca ricordi) aveva fallito. Ha giocato la finale da protagonista, così come tutto il Mondiale, risultando il miglior portiere della competizione e, probabilmente, del mondo. In Holly e Beji, Neuer sarebbe stato quel Reinhardt Bauer (noto come Deuter Muller nel manga originale) che al debutto entrò in campo per parare una punizione e lo fece con una mano sola. Non prima, però, di aver comunicato alla barriera di togliersi dalle balle. Un personaggio sicuro di sé e delle proprie capacità, così come oggi lo è Neuer. E quel sombrero con le mani, ai danni di Palacio sul finale dei supplementari, lo dimostra. Ma dimostra inoltre che, come ogni portiere che si rispetti, tra sicurezza e solidità è presente anche una buona percentuale di follia. E quella non guasta mai.
Tornando alla noiosa partita, per 90 minuti succede solo che la Germania prova a giocare come sa, ma l’Argentina si difende con le unghie e con i denti rilanciando palla in avanti alla ricerca di Messi. La Pulce tenta qualche giocata delle sue e prova a dare a una scossa alla sua squadra, ma solo era e solo resterà. Nei primi minuti, la Germania regala palla a Higuain che solo contro Neuer la spara fuori per evitare brutte figure (tipo che Neuer la parava con una mano sola e gli diceva di ritentare porgendogli il pallone). Un’occasione simile ce l’ha anche Palacio, che s’inventa il pallonetto più brutto del secolo e la mette fuori. Vamos.
Nei supplementari succede che entra Gotze, da molti visto come una sorta di Messi tedesco (che però preferisce Ronaldo), e la mette dentro con un bel gol: Schurrle si invola sulla fascia sinistra, la alza per Gotze che stoppa di petto e prima che la palla tocchi terra (e da posizione defilata) batte Romero stabilendo che Maradona è meglio di Messi. Oltre a sfracellare i sogni di Romero di passare la notte con Rihanna, ma questa è un’altra storia. Ciò che conta, se non altro per la statistica, è che la Germania è campione del mondo per la quarta volta nella sua storia.
Per quanto riguarda Messi, ha giocato tutte le partite da solo, in pratica, e ha portato – sempre da solo – l’Argentina in finale. Gli è mancato l’ultimo passo per raggiungere Diego Armando Maradona, ma non credo abbia giocato una finale deludente (se non, ovviamente, per il risultato finale). Anzi. Ha corso più degli altri, ha pressato e ha cercato di farsi trovare sempre pronto a ricevere palla anche se circondato da quindici panzer tedeschi ogni volta che il pallone si avvicinava a lui.
Sarà che sono sempre stato tra chi dice che Messi, tolto dal contesto del Barcelona, non riesce a esprimersi sugli stessi livelli e, di conseguenza, non mi aspettavo che prendesse palla tre volte e finisse per mettere a segno una tripletta portando l’Argentina sul tetto del mondo. Quindi, per quanto mi riguarda, ha giocato di poco sotto le aspettative. Non ha raggiunto né tantomeno superato Maradona. E forse è giusto così.
Il programma
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