ll nuovo singolo di Ale Anguissola In Punta di Piedi (Italydigitalmusic) è un omaggio a Napoli, la città della mescolanza e dell’arte dell’incontro. Un omaggio con riverenza sin dal titolo, laddove vivere in punta di piedi è anche una filosofia di vita sinonimo di libertà, leggerezza. L’atmosfera blues, il sound jazzato che guarda alla fusion Steely Dan, quel mondo affine a Pino Daniele, ma senza lo slang napoletano: ecco i sapori di In Punta di Piedi. Le parole di Ale Anguissola, versi di riflessione sulla vita sottesa tra ambizioni e sopravvivenza quotidiana, viaggiano in equilibrio su arrangiamenti di fiati d’alta scuola, e sulla sezione ritmica che fu tra l’altro colonna portante di un disco storico come Nero a Metà di Pino Daniele (il vero convitato di pietra del brano) grazie alla presenza di Gigi De Rienzo al basso e Agostino Marangolo alla batteria.
Puoi raccontarci il percorso artistico che ti ha portato fino al singolo “In punta di piedi”?
Il percorso artistico che mi ha portato fino al concept di In punta di piedi parte da molto lontano diciamo dall’ascolto dei primi LP di Pino Daniele. E in realtà non conta quello che ho fatto e studiato prima, ma solo la magia di aver potuto conoscere durante uno dei miei viaggi a Napoli, Gigi De Rienzo. Da lì è nato un sodalizio artistico mai interrotto nel segno del tributo, non solo a Pino, ma a Napoli e, in generale alla ‘buona musica’. In punta di piedi nasce lì, nei vicoli di mezzocannone.
Riesci a rimanere te stesso in un mondo discografico dove la trap e l’indie la fanno da «padroni»?
Assolutamente si. Lo devo alla mia natura e ai risultati che ho conseguito anche al di fuori della musica che hanno cristallizzato in me il concetto di seguire una rotta maestra, magari in ‘punta di piedi’.
Con la tua musica, c’è un qualche messaggio che vuoi lanciare?
Sempre! Ci deve essere un’idea, tipica del pezzo, e tipica dell’artista. In punta di piedi è il tributo alle persone che rifuggono il clamore e l’esuberanza e che invece producono grandi risultati percorrendo un cammino di piccoli e poco fragorosi passi, ma ben determinati.
Come stai vivendo questo momento di stop delle performance live, causa Covid-19?
Con la stessa sensazione di fame dopo il digiuno.
Nel singolo attuale svettano grandi collaborazioni; hai suonato anche tu qualche strumento o hai lasciato il campo a questi grandi «maestri» musicali?
Suono il piano e l’ho suonato in tutta la pre-produzione dato che Gigi De Rienzo ha voluto lavorare sul mio ‘manoscritto’ originale senza intrusioni per leggere il messaggio dell’artista nella sua singolarità e per comprenderlo a fondo. Il fatto poi di non avere suonato nella take definitiva è dipeso dalle coincidenze logistiche, stando io a Milano e la band a Napoli.
Questo singolo è il preludio ad un album?
L’album c’è. E’ pronto. E’ sparito tuttavia il concetto di album, e quindi escono i singoli, ogni mese uno. Ma non necessariamente tutti appartenenti al filone napoletano, consecutivamente. Al momento lavoro su tre livelli: un genere diciamo nostalgic dance con un arrangiatore molto bravo di Torino e un genere più pop su Como.