Son giorni difficili, il Coronavirus è entrato nelle nostre vite con la delicatezza di un intervento di Sgarbi in tv e siamo rimasti attoniti, guardandoci in faccia uno con l’altro come a dire “e mo’?” Dicendocelo sempre a debita distanza, eh. Almeno un metro, consigliano gli esperti.
Abbiamo, però, la fortuna di vivere in Italia. Un paese bellissimo. A suo modo fiabesco. Con personaggi e interpreti al limite di un romanzo di fantascienza. Dalla politica allo spettacolo (che qui da noi è un po’ la stessa cosa), nessuno di loro ha deciso di lasciarci da soli – e senza una guida a indicarci la luce – nella disperazione e nel dolore.
Ve ne voglio citare qualcuno, non sia mai che ve lo foste perso. Odiatemi pure, sì.
Di Maio, ad esempio, sta ancora cercando imparare che le “I” non si pronunciano “AI” ad ogni occasione (“CoronaVAIRUS” credo che sarà uno dei miei prossimi tatuaggi).
Paola Ferrari, poi, quando i casi in Italia erano appena 20 e i morti (con ancora le cause da accertare) già 2, al netto delle luci sparate in volto e nell’oscurità del suo salottino, ha pensato bene di far mantenere la calma a tutti parlando sul suo Twitter di un tasso di mortalità del 10%. Così. Come se i virus conoscessero confini politici e i contagiati degli altri paesi non contassero una mazza ai fini della statistica.
Libero. Cosa dire di Libero? Uno dei quotidiani di cui se utilizzi le pagine per incartare – che ne so – le orate, anche le orate ti mandano affanculo. Un giorno ha titolato “PROVE TECNICHE DI STRAGE” e un altro, invece, “DIAMOCI TUTTI UNA CALMATA”. Ma dai?! Sul serio? O moriamo tutti qui e adesso o ci calmiamo. Decidetevi, però.
La Lega Calcio, la Juventus, l’Inter. Il calcio, si sa, in Italia è sacro. Va preservato in qualsiasi caso. Anche e soprattutto alla cazzo. Quindi partite rinviate, poi a porte chiuse, poi forse a porte aperte ma un giorno dopo, poi rinviate a fine campionato. La Juve comunque mercoledì ne gioca una, a porte aperte, ma solo per i tifosi piemontesi. Il senso? Boh. Meglio non chiederselo.
Così, con quest’immagine molto coerente del nostro Paese, ci mancava solo il Ludogorets che, dalla Bulgaria, arrivasse in Italia con un carico di mascherine e guanti in lattice per evitare il contagio. I giocatori sono scesi in campo conciati così persino nel riscaldamento. In una partita a porte chiuse. Quando sei così deficiente, il minimo che ti possa capitare è che uno come Lukaku cada sulla palla e con uno starnuto te la butti in rete. Che cazzo: è il karma. Quello funziona sempre.
E perché non parlare di Fontana? Il caro Fontana è il personaggio che fa più tenerezza in assoluto, in questo momento. Succede che qualcuno del suo staff potrebbe avere il Coronavirus. Lui che fa? Apre Facebook. Va in diretta da una stanza desolata e annuncia al mondo che si mette in quarantena da solo. Mentre lo fa, con poca grazia, indossa una mascherina. Per evitare di contagiare il monitor, probabilmente. Buttando nel cesso e tirando anche l’acqua a tutto ciò che fino a quel momento aveva deciso di precisare il Ministero della Salute: la mascherina devono indossarla solo gli operatori sanitari, tutti gli altri solo in caso di contagio accertato e, chiaramente, nei luoghi pubblici per non spargere germi sul prossimo. NON QUANDO SEI SOLO SOLETTO NELLA TUA CAZZO DI STANZA MENTRE TUTTA ITALIA STA CERCANDO DI CAPIRE COSA CAZZO STIA SUCCEDENDO IN LOMBARDIA GUARDANDO LA TUA FOTTUTISSIMA DIRETTA. Black Mirror te spiccia casa, eh.
Burioni è ormai una simpatica caricatura di se stesso. Peccato.
Niccolò Fraschini. Uno che ha sbagliato persino il nome su Facebook (senza accento in due suoi profili: genio totale), decide di scrivere un post in cui vaneggia di lombardi “schifati da gente che vive in mezzo all’immondizia (napoletani et simila), da gente che non ha il bidet (Francesi) e da gente la cui capitale (Bucarest) ha le fogne popolate da bambini abbandonati”. Poi, qualche ora dopo, cancella tutto. Così, come se non avesse già fatto il giro del mondo insieme all’accento sulla sua O.
Ah, ho anche scoperto chi cazzo sia Eleonora De Pancis grazie al suo sproloquio su Instagram in cui afferma che il sud vince contro il nord, perché al nord sono tutti appestati per via del Coronavirus e non possono scendere al sud e quindi lei odia quelli del nord. Insomma, la dimostrazione vivente che Darwin si facesse le cannette al parco e che Basaglia avesse idee a dir poco di merda.
Poi c’è Salvini. Uno che l’unica idea che ha avuto nella sua vita s’è suicidata prima ancora di formarsi. Il 21 febbraio vaneggiava di chiudere i confini per proteggere la salute di decine di milioni di persone. Qualche giorno dopo, invitava il governo a riaprire tutto perché bisogna lavorare, correre, aprire, lavorare, correre, aprire, e ancora lavorare, correre, aprire. Ma vaffanculo, và.
Ma passiamo a Zaia, che vede ogni giorno i cinesi mangiare topi vivi. Mica come in Italia dove sono tutti puliti, belli e splendenti. L’ha detto testuale, eh. In diretta tv. Siamo oltre il delirio.
In questo contesto, gli italiani respinti in Africa rappresentano un favoloso esempio del “contrappasso” con cui Dante ce le ha fatte a fettine ai tempi del liceo. Aveva ragione, ragazzi miei.
Fortuna che barbaraddurso ha spiegato a tutti come lavarsi le mani. Lei l’ha imparato e ha voluto insegnarcelo. Caro asteroide, porca di quella troia, sbrigati ad arrivare.
Mi fermo qui. Anche se avrei almeno un’altra decina di episodi da raccontare. Ma non voglio tediarvi. Che già questi ultimi giorni ci stanno facendo capire che se l’umanità non merita di sopravvivere a qualcosa, quel qualcosa è se stessa. Non voglio peggiorare la situazione. Restiamo così. Ho solo una considerazione da fare. Se ‘sto Coronavirus fosse stato così pericoloso come l’hanno raccontato, con personaggi del genere a insegnarci la vita, saremmo crepati tutti dopo neanche venti minuti. Tra atroci spasmi e indicibili sofferenze.
Siamo fortunati. In Italia l’unica epidemia esistente è quella della deficienza. Non uccide, almeno non direttamente. Ma non per questo è meno distruttiva della peste nera.