
1 – Ciao iMIK. Intanto se non ti dispiace …. ti chiederei di presentarti ai lettori di Atom! Chi sei artisticamente? Da quanto tempo fai musica? Insomma …. dai una panoramica di te!
Ciao, grazie per l’attenzione. Sono nell’ambito musicale da tanti anni, mi sono avvicinato da bambino alla musica grazie alle prime apparecchiature che consentivano di registrare la voce insieme a delle basi già pronte, per poi proseguire ed approfondire le mie conoscenze con i vari corsi di chitarra e di canto. Il mio progetto musicale nasce dall’esigenza di esprimere le mie emozioni con la musica. Mi è sempre piaciuto scrivere canzoni, il canto, alla fine, è stata una conseguenza poiché, partendo in solitudine da una stanza mansardata di casa mia, ero troppo timido per cercare qualche interprete che potesse cantare un mio brano. Per il momento le canzoni hanno retto con la mia voce sopra, ma non escludo in futuro che il progetto possa essere condiviso con altri artisti.
Ho pubblicato tre album di inediti “O Malinconia”, “LaMenteContorta” e “Parlami”, e ho prodotto un lavoro discografico di Leandro Barsotti “il Jazz Nel Burrone”, tutti disponibili sulle piattaforme digitali. Nel 2010 ho vinto il premio Internazionale al Marco Polo Festival in Croazia, in onda in tutte le tv nazionali dei Balcani.
Con la NordSudOvestBand ho all’attivo più di 500 concerti in giro per il Nord Italia, Sardegna, Svizzera ed Egitto.
2 – E il tuo nome da dove nasce? Appena l’ho letto mi ha incuriosita moltissimo!
Il prefisso “i” l’ho voluto aggiungere perché non sono più da solo al timone della Nave, ma le vicissitudini delle mie esperienze musicali mi hanno dato la possibilità di creare uno staff con ottime figure professionali. Poi, il fatto di aver avuto la fortuna di svolgere centinaia di concerti in qualsiasi posto, e in qualsiasi condizione, insieme a degli splendidi compagni di avventura che formano la mia band, mi hanno fatto capire che anche nella musica esistono delle dinamiche che devi affrontare come se stessi giocando una partita di calcio: serve allenamento e intenzione di squadra.
3 – Senti …. siamo in un periodo molto particolare. E giustamente hai tirato fuori un pezzo dal nome “A causa del coronavirus”. Dimmi prima di tutto come la stai vivendo questa situazione …
Al di là di qualsiasi considerazione sulla gestione politica del momento, ma, in generale, anche per gli eventi negativi che mi accadono, cerco sempre di concentrarmi sugli aspetti positivi che possono esserci; vivo questa resilienza focalizzandomi sulle cose essenziali della vita, eliminando tutti i pensieri e le azioni superflue che vanno a compromettere le finalità degli obbiettivi. Ho capito che se uso questi momenti come filtro alla mia realtà, posso trarne qualcosa di buono anche da questa “guerra”. Spero poi che la ripartenza possa cancellare tutti i malumori, le lamentele e i pregiudizi delle persone, che prima erano diventati una costante in qualsiasi campo, condizionando i nostri pensieri e le nostre azioni.
4 – Dimmi invece del pezzo … Qual era il tuo obiettivo pubblicandolo?
La canzone è una fotografia sulla situazione attuale del nostro Paese colpito dal “Covid-19”, che sembra metterci ancora una volta a dura prova sulla capacità di adattamento e responsabilità del genere umano; si parte analizzando l’evoluzione delle battaglie di sopravvivenza: dai metodi più primitivi ai sistemi di comunicazione mediatica di ultima generazione, fino ad arrivare ai rimbalzi dei mercati. Il tutto va a condizionare la storia d’amore di una coppia in crisi nella quale a causa, appunto, del coronavirus, il ragazzo è costretto a rimanere a casa evitando così di scappare dalle incompatibilità e responsabilità del rapporto. Durante, però, la “quarantena” obbligata dalle costrizioni del D.P.C.M. si accorge che, a volte, cambiando certe abitudini si possono risolvere molte circostanze, anche quelle di una relazione.
I proventi derivati dai download e streaming saranno interamente devoluti a favore della Sanità Della Regione del Veneto.
5 – Fra l’altro se non ho capito male eri fermo da un po’ no?
A livello di pubblicazioni si, ma in realtà ho sempre continuato a scrivere e a fare musica.
6 – Te lo chiedo perché avete “creato” in smart working. Nelle peggiori delle ipotesi …. che fine potrebbe fare la musica se si mantiene una distanza sociale? Quando credi che realisticamente si potrà tornare a un concerto?
La modalità dello smart-working nella fase creativa delle canzoni degli ultimi anni è sempre stata presente, nel caso specifico della mia canzone è stata un’operazione obbligata date le misure restrittive atte a far rimanere a casa tutti. Per chi era già abituato ad usare i computer e la strumentazione connessa, non è cambiato granché, è solo emersa l’importanza delle competenze in ambito di editing e di gestione degli software specifici, oltre a quelle basiche di uno strumentista o cantante.
Per quanto riguarda i concerti mi auguro che possano riprendere presto anche se prevedo che sarà dura, non tanto per l’emergenza, ma per il fatto che chi li dovrà organizzare, oltre al rischio economico, dovrà fare i conti con le responsabilità da mettere in campo in ambito logistico perché il “Covid-19” sarà inquadrato come rischio biologico, un aspetto che prima veniva meno per la maggior parte delle tipologie di attività. Servirà un piano di gestione del rischio molto più complesso rispetto a prima, con l’impiego di più personale così l’impegno economico lieviterà, scoraggiando numerose organizzazioni. Penso alle Pro Loco o alle Associazione che rappresentano la maggior parte delle realtà organizzative: l’unico responsabile in sede civile e penale è il Presidente e non credo possa farsi carico di un rischio così elevato, considerando che stiamo parlando di volontariato.
7 – Ti ringrazio per il tempo che hai speso con me. Visto che siamo tutti a casa ancora … ti va di consigliarci qualcosa da ascoltare? Di tuo o anche di artisti che segui?
Vorrei consigliarvi una canzone che ascolto sempre nel periodo primaverile perché ha la capacità di proiettarmi in maniera propositiva all’estate. Si intitola “Only in America” (Brooks and Dunn) che, tralasciando la parola “America”, l’augurio che vorrei fosse trasmesso è quello di avere la possibilità di intravedere nei nostri luoghi la promessa di una “terra promessa”, con la consapevolezza che le cose belle possano accadere a tutti, perché tutti abbiamo una possibilità e il fatto di esistere ne è già la certezza.
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